Quam ob rem primum danda opera est ne qua amicorum discidia
fiant; sin tale aliquid evenerit, ut exstinctae potius amicitiae quam oppressae videantur. Cavendum vero ne etiam in graves
inimicitias convertant se amicitiae; ex quibus iurgia, maledicta, contumeliae gignuntur. Quae tamen si tolerabiles erunt,
ferendae sunt, et hic honos veteri amicitiae tribuendus, ut is in culpa sit qui faciat, non is qui patiatur iniuriam.
Omnino omnium horum vitiorum atque incommodorum una cautio est atque una provisio, ut ne nimis cito diligere incipiant neve
non dignos.
Versione tradotta
Si deve dunque cercare anzitutto che non scoppino dissidi tra amici; e se qualcosa di
simile avvenga, bisogna cercare che le amicizie sembrino piuttosto spente che soffocate. E si deve in verità badare che le
amicizie non si mutino addirittura in grandi inimicizie; dalle quali nascono litigi, maldicenze, offese. E queste, se saranno
tollerabili, bisogna sopportarle, poiché tale onore va reso all'antica amicizia, così che sia in colpa chi fa l'offesa,
non chi la riceve.
Insomma, l'unico mezzo di potersi guardare e premunire da questi difetti e guai è che non si cominci
a voler bene troppo presto, e a chi non ne sia degno.
- Letteratura Latina
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone