Non enim potest qui hominem consularem cum ab eo rem publicam violatam esse diceret in iudicium vocarit ipse esse in re publica civis turbulentus; non potest qui ambitu ne absolutum quidem patiatur esse absolutum ipse impune umquam esse largitor. Habet a M. Caelio res publica iudices duas accusationes vel obsides periculi vel pignora voluntatis. Quare oro obtestorque vos iudices ut qua in civitate paucis his diebus Sex. Cloelius absolutus sit quem vos per biennium aut ministrum seditionis aut ducem vidistis hominem sine re sine fide sine spe sine sede sine fortunis ore lingua manu vita omni inquinatum qui aedes sacras qui censum populi Romani qui memoriam publicam suis manibus incendit qui Catuli monumentum adflixit meam domum diruit mei fratris incendit qui in Palatio atque in urbis oculis servitia ad caedem et inflammandam urbem incitavit: in hac civitate ne patiamini illum absolutum muliebri gratia Caelium libidini muliebri condonatum ne eadem mulier cum suo coniuge et fratre et turpissimum latronem eripuisse et honestissimum adulescentem oppressisse videatur.
Versione tradotta
Non può, chi abbia chiamato in giudizio un antico console accusandolo di avere attentato alla sicurezza dello Stato, farsi egli stesso provocatore di disordini; non può, chi neppure tollerò, assolto dall'accusa di corruzione elettorale chi anche ne era stato assolto, farsi impunemente corruttore lui stesso. La vita pubblica, o giudici, ha già avuto di Marco Celio due processi, che stanno come ostaggi contro ogni pericolo, come pegni del suo retto volere. Perciò, o giudici, io invoco da voi, che nella stessa città in cui, proprio di questi giorni, andò assolto Sesto Clelio, che per ben due anni voi avete visto o fautore o capo di sommosse; che con le proprie mani diede fuoco al sacro tempio e alle tavole censorie e alle pubbliche memorie del popolo romano; uomo senza mezzi, senza fede, senza avvenire, senza domicilio, senza posizione sociale; insozzato nel viso, nella parola, nelle mani, in tutta la sua vita; che abbatté il monumento eretto da Lutazio Catulo, distrusse la mia casa, arse quella di mio fratello; che sul Palatino, al cospetto della cittadinanza, aizzò le turbe di schiavi alla strage e all'incendio di Roma: in questa stessa città non tolleriate che, dove quello fu assolto per intercessione femminile, sia condannato Celio per femminile vendetta, e che la donna medesima appaia avere, insieme col proprio fratello... marito, strappato alla giustizia il più scellerato delinquente e schiacciato sotto il suo peso un onestissimo giovane.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone