Atticus - Paragrafo 8 - Studentville

Atticus - Paragrafo 8

Secutum est

illud tempus occiso Caesare cum res publica penes Brutos videretur esse et Cassium ac tota civitas se ad eos convertisse

videretur. Sic M. Bruto usus est ut nullo ille adulescens aequali familiarius quam hoc sene neque solum eum principem consilii

haberet sed etiam in convictu. Excogitatum est a quibusdam ut privatum aerarium Caesaris interfectoribus ab equitibus Romanis

constitueretur. Id facile effici posse arbitrati sunt si principes eius ordinis pecunias contulissent. Itaque appellatus est a

C. Flavio Bruti familiari Atticus ut eius rei princeps esse vellet. At ille qui officia amicis praestanda sine factione

existimaret semperque a talibus se consiliis removisset respondit: si quid Brutus de suis facultatibus uti voluisset usurum

quantum hae paterentur: sed neque cum quoquam de ea re collocuturum neque coiturum. Sic ille consensionis globus huius unius

dissensione disiectus est. Neque multo post superior esse coepit Antonius ita ut Brutus et Cassius destituta tutela

provinciarum quae iis ditis causa datae erant a consule desperatis rebus in exsilium proficiscerentur. Atticus qui pecuniam

simul cum ceteris conferre noluerat florenti illi parti abiecto Bruto Italiaque cedenti HS centum milia muneri misit eidem in

Epiro absens trecenta iussit dari neque eo magis potenti adulatus est Antonio neque desperatos reliquit.

Versione tradotta

Dopo l'uccisione di Cesare, segui quel periodo in cui lo

Stato pareva nelle mani di Bruto e di Cassio e che tutti i cittadini avessero abbracciato il loro partito. .Egli fu in rapporti

tali con M. Bruto che quel giovane non ebbe con alcun coetaneo miglior dimestichezza che con questo vecchio e non solo lo aveva

come primo consigliere, ma anche suo commensale. .Da certuni fu proposto che i cavalieri romani costituissero un fondo privato

per gli uccisori di Cesare: ritennero che ciò si potesse fare facilmente, se i rappresentanti più in vista di quell'ordine

avessero recato il denaro. Così Attico fu fatto chiamare da C. Flavio, amico di Bruto, perché volesse farsi promotore di questa

iniziativa. .Ma lui che riteneva che agli amici si devono fare favori a prescindere dallo schieramento politico e che si era

sempre tenuto lontano da tali maneggi, rispose: se Bruto avesse voluto ap¬profittare delle sue sostanze, poteva servirsene,

finché ce ne fossero; ma lui di tale iniziativa né avrebbe parlato con nessuno né si sarebbe associato con nessuno. Così quel

gruppo unanime si sciolse per il dissenso di lui solo. .Non molto dopo cominciò a prevalere Antonio, sì che Bruto e Cassio,

abbandonato il governo delle province che erano state loro assegnate per pura formalità dal console", vista la situazione

disperata, partirono per l'esilio. .Attico che a quel partito, quando era potente, non aveva voluto versare contributi insieme

con altri, a Bruto sconfitto e che lasciava l'Italia fece avere in dono centomila sesterzi; ed ancora, pur in sua assenza,

gliene fece dare trecentomila in Epiro. Così facendo né adulò il potente Antonio né abbandonò i disperati.

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