Memoriae proditur
quasdam acies inclinatas iam et labantes a feminis restitutas constantia precum et obiectu pectorum et monstrata comminus
captivitate, quam longe inpatientius feminarum suarum nomine timent, adeo ut efficacius obligentur animi civitatum, quibus
inter obsides puellae quoque nobiles imperantur. Inesse quin etiam sanctum aliquid et providum putant, nec aut consilia earum
aspernantur aut responsa neglegunt. Vidimus sub divo Vespasiano Veledam diu apud plerosque numinis loco habitam; sed et olim
Albrunam et compluris alias venerati sunt, non adulatione nec tamquam facerent deas.
Versione tradotta
Si
ha ricordo di eserciti, ormai sul punto di ripiegare e di cedere, rinsaldati dalle insistenti preghiere delle donne che
mostravano il petto e che indicavano loro lo spettro dell'imminente schiavitù; schiavitù che temono per le loro donne assai
più che per sé, tanto che si sentono più saldamente vincolate quelle popolazioni dalle quali si pretendono, come ostaggi, anche
nobili fanciulle. Attribuiscono anzi alle donne un che di sacro e di profetico e non ne sottovalutano i consigli o ne
disattendono i responsi. Abbiamo veduto noi romani, al tempo del divo Vespasiano, Velleda considerata da molti come un dio; ma
anche in passato venerarono Albruna e parecchie altre, non per adulazione, né per farne delle dee.
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