Atqui dormientium animi maxime
declarant divinitatem suam; multa enim, cum remissi et liberi sunt, futura prospiciunt. Ex quo intellegitur quales futuri sint,
cum se plane corporis vinculis relaxaverint. Qua re, si haec ita sunt, sic me colitote,’ inquit, ‘ut deum; sin una est
interiturus animus cum corpore, vos tamen, deos verentes, qui hanc omnem pulchritudinem tuentur et regunt, memoriam nostri pie
inviolateque servabitis.’
Versione tradotta
Inoltre vedete che nulla è tanto simile alla morte quanto il sonno; e le anime di coloro che
dormono mostrano massimamente la propria natura divina: infatti quando sono rilassate e libere riescono a prevedere molte cose
future; dal che si comprende come esse saranno, quando si saranno sciolte del tutto dai legami dei corpi. Perciò, stando così
le cose, veneratemi disse come un dio; se poi lanima è destinata a perire con il corpo, voi tuttavia, che siete rispettosi
degli dei, i quali custodiscono e reggono tutta questa bellezza, conserverete il ricordo di me con devozione ed affetto.
Questo disse Ciro in punto di morte; noi, se vi aggrada, guardiamo i nostri esempi.
- De Senectute
- De Senectute di Cicerone
- Cicerone
- De Senectute