Igitur eo dolore impeditus et quia stultitiae videbatur alienam rem periculo suo curare legatos ad
Bocchum mittit postulatum ne sine causa hostis populo Romano fieret: habere tum magnam copiam societatis amicitiaeque
coniungendae quae potior bello esset et quamquam opibus suis confideret tamen non debere incerta pro certis mutare. Omne bellum
sumi facile ceterum aegerrime desinere; non in eiusdem potestate initium eius et finem esse; incipere cuiuis etiam ignavo
licere deponi cum victores uelint. Proinde sibi regnoque suo consuleret neu florentis res suas cum Iugurthae perditis misceret.
Ad ea rex satis placide verba facit: sese pacem cupere sed Iugurthae fortunarum misereri; si eadem illi copia fieret omnia
conventura. Rursus imperator contra postulata Bocchi nuntios mittit; ille probare partim alia abnuere. Eo modo saepe ab utroque
missis remissisque nuntiis tempus procedere et ex Metelli voluntate bellum intactum trahi.
Versione tradotta
Frenato, dunque, da questo risentimento e poiché gli sembrava
insensato occuparsi a suo rischio di
una faccenda altrui, invia a Bocco
dei messi per chiedergli di non farsi, senza motivo, nemico del popolo
romano. Gli fa presente che in quel momento gli si offre una magnifica
occasione per concludere un trattato di
alleanza e di amicizia, che è
preferibile alla guerra. Benché possa fare affidamento sulle sue forze,
deve
guardarsi dal rischiare il certo per l'incerto. Gli ricorda che è
sempre facile cominciare una guerra,
difficilissimo uscirne, perché il suo
inizio e la sua fine non dipendono dalla stessa persona. Chiunque, anche
un vile, può cominciare una guerra, ma soltanto la volontà dei vincitori
può farla cessare. Lo esorta, quindi, a
badare a sé e al suo regno e a non
voler accomunare le sue fiorenti condizioni a quelle ormai disperate di
Giugurta. A tali parole il re risponde in tono assai conciliante,
dicendo che desidera la pace, ma che ha pietà
della sorte di Giugurta. Se
a lui viene concessa la medesima opportunità, ogni accordo è possibile.
Il
comandante manda nuovamente dei messi per rispondere alle richieste di
Bocco: ne approva alcune, altre le rifiuta.
Così, tra messaggi inviati e
messaggi ricevuti, il tempo passa e, come vuole Metello, la guerra si
trascina
senza mai cominciare.
- Letteratura Latina
- Par. 60-89
- Sallustio