At Marius ut supra diximus
cupientissima plebe consul factus postquam ei prouinciam Numidiam popuIus iussit antea iam infestus nobilitati tum vero multus
atque ferox instare; singulos modo modo uniuersos laedere; dictitare sese consulatum ex victis illis spolia cepisse alia
praeterea magnifica pro se et illis dolentia. Interim quae bello opus erant prima habere: postulare legionibus supplementum
auxilia a populis et regibus arcessere praeterea ex Latio sociisque fortissimum quemque plerosque militiae paucos fama cognitos
accire et ambiendo cogere homines emeritis stipendiis secum proficisci. Neque illi senatus quamquam aduersus erat de ullo
negotio abnuere audebat. Ceterum supplementum etiam laetus decreverat quia neque plebi militia volenti putabatur et Marius aut
belli usum aut studia uulgi amissurus. Sed ea res frustra sperata: tanta libido cum Mario eundi plerosque invaserat. Sese
quisque praeda locupletem fore victorem domum rediturum alia huiusce modi animis trahebant et eos non paulum oratione sua
Marius arrexerat. Nam postquam omnibus quae postulauerat decretis milites scribere uult hortandi causa simul et nobilitatem uti
consueuerat exagitandi contionem populi aduocauit. Deinde hoc modo disseruit:
Versione tradotta
Mario, divenuto console, come s'è detto, grazie allo
straordinario sostegno della plebe, dopo che gli fu assegnata la provincia
della Numidia per decreto del popolo,
ostile già prima nei confronti dei
nobili, ne era divenuto avversario accanito e feroce. Attaccava ora i
singoli ora l'intera classe. Andava dicendo che lui aveva preso il
consolato come bottino della vittoria riportata
su di loro e faceva altre
affermazioni per esaltare se stesso e avvilire quelli. Intanto il suo
primo
pensiero era preparare la guerra: chiedeva rinforzi per le legioni,
sollecitava l'invio di truppe ausiliarie da
parte di popoli e di re
alleati, inoltre faceva venire dal Lazio gli uomini più valorosi, che
conosceva
talora per fama, più spesso per diretta esperienza militare. A
forza di promesse induceva a partire con lui anche
veterani già congedati.
Il senato, sebbene gli fosse ostile, non osava opporsi ad alcuna di
queste misure.
Fu anzi lieto di decretare i rinforzi per le legioni,
perché si pensava che la plebe non fosse favorevole al servizio
militare e
che Mario avrebbe perduto o le risorse per la guerra o il favore del
popolo. Ma la moltitudine
fu così presa dalla smania di seguire Mario che
le speranze del senato andarono deluse. Ognuno immaginava di
arricchirsi
col bottino di guerra, di ritornare in patria vincitore e altre cose
simili. Del resto, Mario
li aveva infervorati non poco con un suo
discorso. Infatti, dopo aver ottenuto dal senato tutti i decreti che
aveva richiesto, al momento di procedere all'arruolamento convocò
l'assemblea sia per esortare i suoi che per
attaccare la nobiltà, come era
sua abitudine. Si espresse quindi in questi termini:
- Letteratura Latina
- Par. 60-89
- Sallustio