Est est profecto illa vis: neque in his corporibus atque in hac imbecillitate nostra inest quiddam quod vigeat et sentiat et non inest in hoc tanto naturae tam praeclaro motu. Nisi forte idcirco non putant quia non apparet nec cernitur: proinde quasi nostram ipsam mentem qua sapimus qua providemus qua haec ipsa agimus ac dicimus videre aut plane qualis aut ubi sit sentire possimus. Ea vis igitur ipsa quae saepe incredibilis huic urbi felicitates atque opes attulit illam perniciem exstinxit ac sustulit; cui primum mentem iniecit ut vi irritare ferroque lacessere fortissimum virum auderet vincereturque ab eo quem si vicisset habiturus esset impunitatem et licentiam sempiternam.
Versione tradotta
Esiste, sì, esiste davvero quella divina potenza e non è ammissibile che, mentre nei nostri corpi e nella nostra debole natura c'è un qualcosa dotato di vita e di sentimento, non vi sia nulla di simile in questo tanto grande e meraviglioso moto della natura: a meno che non ne neghino l'esistenza, proprio perché non è visibile né percepibile; come se potessimo vedere e pienamente percepire quale sia o dove risieda il nostro animo, grazie al quale intendiamo prevediamo agiamo parliamo in questo momento. Proprio una tale forza, dunque, che spesso è stata apportatrice di prosperità e potenza incredibile per la nostra città, ha distrutto ed eliminato quel flagello: dapprima gli ispirò l'audacia di esasperare con la violenza e di provocare con le armi un uomo di grandissimo coraggio; in tal modo lo fece soccombere di fronte a lui, mentre se lo avesse vinto si sarebbe garantite per sempre impunità e libertà d'azione.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone