Orthographiam, id est formulam rationemque
scribendi a grammaticis institutam, non adeo custodit ac videtur eorum potius sequi opinionem, qui perinde scribendum ac
loquamur existiment. Nam quod saepe non litteras modo sed syllabas aut permutat aut praeterit, communis hominum error est. Nec
ego id notarem, nisi mihi mirum videretur tradidisse aliquos, legato eum consulari successorem dedisse ut rudi et indocto,
cuius manu “ixi” pro “ipsi” scriptum animadverterit. Quotiens autem per notas scribit, B pro A, C pro B ac deinceps eadem
ratione sequentis litteras ponit; pro X autem duplex A.
Versione tradotta
Non rispettava assolutamente
l'ortografia, vale a dire quell'arte di
scrivere correttamente le parole fondata dai grammatici e sembra che
seguisse di preferenza l'opinione di coloro che pensano di dover scrivere
come si parla. Infatti spesso invertiva le
lettere e le sillabe intere, o
addirittura le saltava, ma questi sono errori che commettono un po' tutti
e
certamente non starei qui a sottolinearli se non fossi rimasto sorpreso
nel leggere presso alcuni scrittori che egli fece
sostituire un
luogotenente consolare quando si accorse che aveva scritto «ixi» invece di
«ipsi», giudicandolo ignorante
e senza cultura. Ogni volta che doveva
scrivere usando un cifrario, sostituiva la A con la B, la B con la C e
così di
seguito per tutte le altre lettere; la X poi la indicava con due
A.
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