Fecit et nova
opera templum Pacis foro proximum Divique Claudii in Caelio monte coeptum quidem ab Agrippina sed a Nerone prope funditus
destructum; item amphitheatrum urbe media ut destinasse compererat Augustum.
Amplissimos ordines et exhaustos caede varia et
contaminatos veteri neglegentia purgavit supplevitque recenso senatu et equite summotis indignissimis et honestissimo quoque
Italicorum ac provincialium allecto. Atque uti notum esset utrumque ordinem non tam libertate inter se quam dignitate differre
de iurgio quodam senatoris equitisque R. ita pronuntiavit non oportere maledici senatoribus remaledici civile fasque esse.
Versione tradotta
Realizzò anche opere nuove: un tempio della Pace, vicino al foro, uno del Divino Claudio sul
monte Celio, già iniziato da Agrippina ma quasi del tutto demolito da Nerone, e pure un anfiteatro nel centro della città, come
aveva saputo che Augusto aveva progettato. Censiti il senato e lordine equestre, esclusi i più indegni e inclusi i più
onorevoli dellItalia e delle province, purificò e completò i grandi ordini dello Stato, sfiniti dalle varie esecuzioni e
contaminati da unantica trascuratezza. E affinché fosse noto a tutti che questi due ordini si distinguevano l'uno dall'altro
non tanto per i diritti, quanto per il rango, riguardo ad un disaccordo tra un senatore e un cavaliere romano si pronunciò
così: «Non è lecito ingiuriare i senatori, ma ogni cittadino ha il diritto di rispondere ad un'ingiuria.»
- Letteratura Latina
- Divus Vespasianus di Svetonio
- Svetonio