[1] Antiocho fugato verens, ne dederetur, quod sine dubio accidisset, si sui
fecisset potestatem, Cretam ad Gortynios venit, ut ibi, quo se conferret, consideraret. [2] Vidit autem vir omnium
callidissimus in magno se fore periculo, nisi quid providisset, propter avaritiam Cretensium. Magnam enim secum pecuniam
portabat, de qua sciebat exisse famam. [3] Itaque capit tale consilium. Amphoras complures complet plumbo, summas operit auro
et argento. Eas praesentibus principibus deponit in templo Dianae, simulans se suas fortunas illorum fidei credere. His in
errorem inductis statuas aeneas, quas secum portabat, omni sua pecunia complet easque in propatulo domi abicit. [4] Gortynii
templum magna cura custodiunt non tam a ceteris quam ab Hannibale, ne ille inscientibus iis tolleret secumque duceret.
Versione tradotta
[1] Messo in fuga Antioco, (Annibale) temendo di essere consegnato, e questa cosa sarebbe senza dubbio
accaduta, se avesse messo nelle mani altri il suo potere, venne a Creta presso i Gortini dove potesse rifugiarsi per
riflettere. [2] Del resto l'uomo più astuto tra tutti vide che sarebbe stato in grave pericolo se non avesse preso qualche
provvedimento per la cupidigia dei Cretesi: portava infatti con sé una grande quantità di denaro, del quale sapeva che si era
sparsa la voce. [3] Pertanto prende questa decisione. Riempie parecchie anfore col piombo, copre la sommità di oro e argento.
Alla presenza dei cittadini più illustri depone queste nel tempio di Diana, fingendo di affidare i suoi beni alla loro lealtà.
Con questo tranello, ingannati questi riempie la statua in bronzo, che portava con sé, con tutti i suoi averi e la abbandona
nel cortile anteriore della casa. [4]Custodiscono il tempio non tanto dagli altri quanto contro Annibale, affinché egli a loro
insaputa non le sottraesse e portasse con sé.
- Letteratura Latina
- Hannibal di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote