Hac mente proximo die festo cum a conventu se remotum Dion
domi teneret atque in conclavi edito recubuisset consciis facinoris loca munitiora oppidi tradit domum custodiis saepit a
foribus qui non discedant certos praeficit: navem triremem armatis ornat Philostratoque fratri suo tradit eamque in portu
agitari iubet ut si exercere remiges vellet cogitans si forte consiliis obstitisset fortuna ut haberet qua fugeret ad salutem.
Suorum autem e numero Zacynthios adulescentes quosdam eligit cum audacissimos tum viribus maximis hisque dat negotium ad Dionem
eant inermes sic ut conveniendi eius gratia viderentur venire. Hi propter notitiam sunt intromissi. At illi ut limen eius
intrarant foribus obseratis in lecto cubantem invadunt colligant: fit strepitus adeo ut exaudiri possit foris. Hic autem sicut
ante saepe dictum est quam invisa sit singularis potentia et miseranda vita qui se metui quam amari malunt cuivis facile
intellecta fuit. Namque illi ipsi custodes si prompta fuissent voluntate foribus effractis servare eum potuissent quod illi
inermes telum foris flagitantes vivum tenebant. Cui cum succurreret nemo Lyco quidam Syracusanus per fenestras gladium dedit
quo Dion interfectus est.
Versione tradotta
Con questo piano, nel successivo giorno di festa, mentre Dione si teneva in casa lontano dalla folla ed
era andato a dormire nella camera alta, egli affida ai congiurati i punti meglio difesi della città, circonda la casa di
guardie, vi mette a capo persone fidate che non si allontanino dalle porte, arma una trireme di soldati e la affida al
fratello Filostrato e ordina che faccia manovre nel porto, come se volesse esercitare i rematori, pensando, nel caso che la
fortuna avesse ostacolato i suoi disegni, di che avere con cui cercare scampo. Dal numero dei suoi sceglie poi alcuni ragazzi
di Zacinto, audacissimi e fortissimi e dà loro l'incarico di andare disarmati da Dione, in modo da sembrare che si recassero
da lui per un abboccamento. Questi erano conosciuti e furono fatti entrare. Ma non appena ebbero varcato la soglia, sbarrate
le porte, lo assalgono mentre dorme sul letto; lo legano; si fa uno schiamazzo così forte che si poteva sentire da fuori. Qui,
come si è detto spesso prima, ognuno poté facilmente capire quanto sia malvisto il potere dì uno solo e quanto degna di
compassione la vita di quelli che preferiscono essere temuti piuttosto che amati. Quelle stesse guardie, se la loro volontà
fosse stata ben disposta, forzando le porte avrebbero potuto salvarlo, poiché quelli che lo reggevano vivo erano disarmati e
chiedevano insistentemente un'arma da fuori. Ma poiché nessuno gli veniva in soccorso, un certo Licone Siracusano fece passare
attraverso le finestre una spada con la quale Dione fu ucciso.
- Letteratura Latina
- Liber de excellentibus gentium (Dion) di Cornelio Nepote
- Cornelio Nepote