Datames, Paragrafo 9 - Studentville

Datames, Paragrafo 9

At rex quod implacabile odium

in Datamen susceperat postquam bello eum opprimi non posse animadvertit insidiis interficere studuit; quas ille plerasque

vitavit. Sicut cum ei nuntiatum esset quosdam sibi insidiari qui in amicorum erant numero. De quibus quod inimici detulerant

neque credendum neque neglegendam putavit: experiri voluit verum falsumne sibi esset relatum. Itaque eo profectus est in quo

itinere futuras insidias dixerant. Sed elegit corpore ac statura simillimum sui eique vestitum suum dedit atque eo loco ire quo

ipse consuerat iussit. Ipse autem ornatu vestituque militari inter corporis custodes iter facere coepit. At insidiatores

postquam in eum locum agmen pervenit decepti ordine atque vestitu impetum in eum faciunt qui suppositus erat. Praedixerat autem

iis Datames cum quibus iter faciebat ut parati essent facere quod ipsum vidissent. Ipse ut concurrentis insidiatores animum

advertit tela in eos coniecit. Hoc idem cum universi fecissent priusquam pervenirent ad eum quem aggredi volebant confixi

conciderunt.

Versione tradotta

Ma il re, che aveva concepito un odio implacabile contro Datáme, quando si accorse che questi

non poteva essere eliminato con la guerra, cercò di ucciderlo con le insidie, ma lui il più delle volte riuscì ad sventarle.

Per esempio, una volta che fu avvertito che tramavano contro di lui certuni che erano nel giro dei suoi amici, poiché a

denunciarli erano stati dei nemici, egli non ritenne né di credere la cosa, né dì trascurarla, volle verificare se gli era

stato riferito il vero o il falso. Così parti per dove gli avevano detto che gli avrebbero teso l'agguato. Ma scelse uno di

corporatura e di altezza assai simile a sé e gli dette i suoi abiti e gli ordinò di tenere la posizione che era solito tenere

lui; egli stesso in divisa ed equipaggiamento da soldato si incamminò tra le guardie del corpo. Ma gli insidiatori, quando la

colonna in marcia fu giunta al luogo convenuto, ingannati dal posto e dalle vestì, fanno irruzione contro quello che aveva

preso il suo posto. Datáme aveva avvertito quelli con i quali era in marcia di essere pronti a fare quello che avessero visto

fare a lui. Ed appena egli vide gli insidiatori all'attacco, scagliò dardi contro di loro. Siccome tutti fecero la medesima

cosa, gli aggressori, prima che arrivassero a quello che volevano assalire, caddero trafitti.

  • Letteratura Latina
  • Datames di Cornelio Nepote
  • Cornelio Nepote

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