Pharsalia, Paragrafo 9 (vv 395-410) - Studentville

Pharsalia, Paragrafo 9 (vv 395-410)

Dum primus harenas ingrediar primusque gradus in pulvere ponam,
me calor aetherius feriat, mihi

plena veneno occurrat serpens,
fatoque pericula vestra praetemptate meo: sitiat, quicumque
bibentem viderit, aut

umbras nemorum quicumque petentem,
aestuet, aut equitem peditum praecedere turmas, deficiat: si
quo fuerit discrimine

notum, dux an miles eam. Serpens, sitis,
ardor harenae dulcia uirtuti; gaudet patientia duris; laetius
est, quotiens

magno sibi constat, honestum. Sola potest Libye
turba praestare malorum, ut deceat fugisse uiros.” Sic ille

paventesincendit virtute animos et amore laboruminreducemque
viam deserto limite carpit, et sacrum parvo nomen clausura

sepulchro invasit Libye securi fata Catonis.

Versione tradotta

"Mentre entrerò per primo nel deserto e per primo

imprimerò l'arma nella sabbia ,mi ferisca l'etereo(celeste)andare ,mi si avventi un serpente velenoso e i vostri pericoli

sperimenterete sul mio destino: abbia sete, chiunque mi vedrà bere , si avvampi chi mi vedrà cercare l'ombra dei boschi, o

sia sfinito chi mi vedrà precedere a cavallo le flotte a piedi, si vedrà da qualche seguo decisivo se sarò condottiero o

soldato.
Il serpente, la sete, l'ardere della sabbia sono dolci cose per la virtù : la pazienza gode delle avversità;

l'onore è più grato, quanto più alto è il suo prezzo .
Solo la Libia con un gran numero di mali può offrire, affinché

convenga agli uomini fuggire."
Così egli accende gli animi timorosi alla virtù e all'amore dei travagli e s'avvia per

vie deserte senza ritorno; la Libia s'impadronì delle imprese del sicuro Catone e fu destinata a chiudere il nome sacro in

piccolo sepolcro.

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