De Amicitia, Paragrafo 90 - Studentville

De Amicitia, Paragrafo 90

Cuius autem aures clausae veritati sunt, ut ab amico verum audire nequeat, huius

salus desperanda est. Scitum est enim illud Catonis, ut multa: ‘melius de quibusdam acerbos inimicos mereri quam eos amicos

qui dulces videantur; illos verum saepe dicere, hos numquam.’ Atque illud absurdum, quod ii, qui monentur, eam molestiam

quam debent capere non capiunt, eam capiunt qua debent vacare; peccasse enim se non anguntur, obiurgari moleste ferunt; quod

contra oportebat, delicto dolere, correctione gaudere.

Versione tradotta

Colui che ha le

orecchie così chiuse alla verità da non poter udire il vero da un amico, costui non si può sperar di salvarlo. E' ben

azzeccato un detto di Catone, come molti altri: «Rendono a certuni miglior servizio aspri nemici, di quegli amici che han

l'aria d'essere dolci: quelli spesso dicono il vero, questi mai». Ed è questa una cosa assurda, che i rimproverati quel

dispiacere che dovrebbero provare non lo provano; provano invece quello che non li dovrebbe toccare; d'avere sbagliato,

infatti, non si angustiano; sopportano con dispiacere d'essere rimproverati. E sarebbe dovuto essere il contrario: dolersi

della colpa, godere della correzione.

  • Letteratura Latina
  • De Amicitia di Cicerone
  • Cicerone

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