Igitur consul
omnibus exploratis credo dis fretus–nam contra tantas difficultates consilio satis prouidere non poterat quippe etiam frumenti
inopia temptabatur quia Numidae pabulo pecoris magis quam aruo student et quodcumque natum fuerat iussu regis in loca munita
contulerant ager autem aridus et frugum uacuos ea tempestate nam aestatis extremum erat– tamen pro rei copia satis prouidenter
exornat. Pecus omne quod superioribus diebus praedae fuerat equitibus auxiliariis agendum attribuit A. Manlium legatum cum
cohortibus expeditis ad oppidum Laris ubi stipendium et commeatum locauerat ire iubet dicitque se praedabundum post paucos dies
eodem venturum. Sic incepto suo occultato pergit ad flumen Tanain.
Versione tradotta
Penso che il console, dopo aver esaminato tutti gli aspetti,
confidasse
nell'aiuto degli dèi, tenuto conto che, di fronte a così gravi
difficoltà, gli sarebbe stato impossibile, con le sue
sole capacità,
prendere misure adeguate. Era minacciato, tra l'altro, dalla penuria di
grano, perché i
Numidi si dedicano più alla pastorizia che all'agricoltura
e tutto il raccolto era stato trasportato per ordine del
re in luoghi
fortificati. Inoltre, essendo la fine dell'estate, la campagna era arida e
priva di messi.
Nondimeno Mario, per quanto è consentito dalle
circostanze, si rifornisce di sufficienti provviste. Fa scortare
dalla
cavalleria ausiliaria tutto il bestiame catturato nei giorni precedenti;
comanda al luogotenente Aulo
Manlio di recarsi con le coorti armate alla
leggera nella città di Lari, dove aveva fatto custodire il denaro per le
paghe e le vettovaglie, e s'impegna a raggiungerlo entro pochi giorni dopo
aver saccheggiato il paese.
Così, senza aver fatto trapelare nulla delle
sue intenzioni, avanza verso il fiume Tanais.
- Letteratura Latina
- Par. 90-114
- Sallustio