At Marius multis diebus et laboribus
consumptis anxius trahere cum animo suo omitteretne inceptum quoniam frustra erat an fortunam opperiretur qua saepe prospere
usus fuerat. Quae cum multos dies noctisque aestuans agitaret forte quidam Ligus ex cohortibus auxiliariis miles gregarius
castris aquatum egressus haud procul ab latere castelli quod auersum proeliantibus erat animum aduertit inter saxa repentis
cocleas quarum cum unam atque alteram dein plures peteret studio legendi paulatim prope ad summum montis egressus est. ubi
postquam solitudinem intellexit more ingeni humani cupido difficilia faciendi animum alio vertit. Et forte in eo loco grandis
ilex coaluerat inter saxa paulum modo prona deinde inflexa atque aucta in altitudinem quo cuncta gignentium natura fert. Cuius
ramis modo modo eminentibus saxis nisus Ligus in castelli planitiem pervenit quod cuncti Numidae intenti proeliantibus aderant.
Exploratis omnibus quae mox usui fore ducebat eadem regreditur non temere uti ascenderat sed temptans omnia et circumspiciens.
Itaque Marium propere adit acta edocet hortatur ab ea parte qua ipse ascenderat castellum temptet pollicetur sese itineris
periculique ducem. Marius cum Ligure promissa eius cognitum ex praesentibus misit. Quorum uti cuiusque ingenium erat ita rem
difficilem aut facilem nuntiauere; consulis animus tamen paulum arrectus. Itaque ex copia tubicinum et cornicinum numero
quinque quam uelocissimos delegit et cum iis praesidio qui forent quattuor centuriones omnisque Liguri parere iubet et ei
negotio proximum diem constituit.
Versione tradotta
Da
parte sua, Mario, dopo aver sacrificato tempo e fatica,
meditava fra sé, non senza preoccupazione, se lasciare
l'impresa, che non
aveva successo, o attendere l'aiuto della fortuna, che spesso gli aveva
arriso. Già
da molti giorni e da molte notti era in preda a questi
dubbi, quando un Ligure, soldato semplice delle coorti
ausiliarie, si
avventurò fuori dell'accampamento in cerca d'acqua e non lontano dal
fianco del castello
opposto a quello dei combattenti vide delle lumache
strisciare fra le rocce. Ne prendeva una, poi un'altra, poi
sempre di più,
e a poco a poco, tutto intento nella raccolta, si trovò quasi in cima al
monte. Vedendo il
luogo deserto, il desiderio, naturale nell'uomo, di
compiere un'impresa difficile, gli suggerì un altro progetto.
In quel
punto si trovava un grande leccio abbarbicato fra le rocce: il suo tronco
per un certo tratto
s'incurvava verso il basso, poi si drizzava e si
alzava in altezza, come si verifica in natura per tutte le piante.
Il
Ligure, aggrappandosi via via ai rami dell'albero e alle rocce sporgenti,
riuscì a giungere sulla
spianata della fortezza, in quanto tutti i Numidi
erano intenti a osservare la battaglia. Qui esamina ogni cosa che
ritiene possa tornargli utile in seguito, poi ripercorre la stessa via,
non più a caso, come nel corso
della salita, ma saggiando tutti gli
appigli ed esplorando tutt'intorno. Quindi si reca sùbito da Mario, gli
racconta per filo e per segno la sua impresa, gli consiglia di attaccare
la fortezza dal lato da cui era salito:
si offre come guida della
pericolosa scalata. Mario inviò con il Ligure alcuni dei presenti per
verificare
la fondatezza di quanto asseriva. Ciascuno di essi, a seconda
del suo temperamento, dichiarò l'impresa difficile o
facile. Tuttavia il
console riprese un po' di coraggio. Scelse così cinque dei più agili fra
i
trombettieri e i suonatori di corno e assegnò loro come scorta quattro
centurioni. A tutti comandò di attenersi agli
ordini del Ligure e fissò
l'esecuzione per il giorno seguente.
- Letteratura Latina
- Par. 90-114
- Sallustio