Bellum Iugurthinum, Paragrafo 93 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 93

At Marius multis diebus et laboribus

consumptis anxius trahere cum animo suo omitteretne inceptum quoniam frustra erat an fortunam opperiretur qua saepe prospere

usus fuerat. Quae cum multos dies noctisque aestuans agitaret forte quidam Ligus ex cohortibus auxiliariis miles gregarius

castris aquatum egressus haud procul ab latere castelli quod auersum proeliantibus erat animum aduertit inter saxa repentis

cocleas quarum cum unam atque alteram dein plures peteret studio legendi paulatim prope ad summum montis egressus est. ubi

postquam solitudinem intellexit more ingeni humani cupido difficilia faciendi animum alio vertit. Et forte in eo loco grandis

ilex coaluerat inter saxa paulum modo prona deinde inflexa atque aucta in altitudinem quo cuncta gignentium natura fert. Cuius

ramis modo modo eminentibus saxis nisus Ligus in castelli planitiem pervenit quod cuncti Numidae intenti proeliantibus aderant.

Exploratis omnibus quae mox usui fore ducebat eadem regreditur non temere uti ascenderat sed temptans omnia et circumspiciens.

Itaque Marium propere adit acta edocet hortatur ab ea parte qua ipse ascenderat castellum temptet pollicetur sese itineris

periculique ducem. Marius cum Ligure promissa eius cognitum ex praesentibus misit. Quorum uti cuiusque ingenium erat ita rem

difficilem aut facilem nuntiauere; consulis animus tamen paulum arrectus. Itaque ex copia tubicinum et cornicinum numero

quinque quam uelocissimos delegit et cum iis praesidio qui forent quattuor centuriones omnisque Liguri parere iubet et ei

negotio proximum diem constituit.

Versione tradotta

Da

parte sua, Mario, dopo aver sacrificato tempo e fatica,
meditava fra sé, non senza preoccupazione, se lasciare

l'impresa, che non
aveva successo, o attendere l'aiuto della fortuna, che spesso gli aveva
arriso. Già

da molti giorni e da molte notti era in preda a questi
dubbi, quando un Ligure, soldato semplice delle coorti

ausiliarie, si
avventurò fuori dell'accampamento in cerca d'acqua e non lontano dal
fianco del castello

opposto a quello dei combattenti vide delle lumache
strisciare fra le rocce. Ne prendeva una, poi un'altra, poi

sempre di più,
e a poco a poco, tutto intento nella raccolta, si trovò quasi in cima al
monte. Vedendo il

luogo deserto, il desiderio, naturale nell'uomo, di
compiere un'impresa difficile, gli suggerì un altro progetto.

In quel
punto si trovava un grande leccio abbarbicato fra le rocce: il suo tronco
per un certo tratto

s'incurvava verso il basso, poi si drizzava e si
alzava in altezza, come si verifica in natura per tutte le piante.

Il
Ligure, aggrappandosi via via ai rami dell'albero e alle rocce sporgenti,
riuscì a giungere sulla

spianata della fortezza, in quanto tutti i Numidi
erano intenti a osservare la battaglia. Qui esamina ogni cosa che

ritiene possa tornargli utile in seguito, poi ripercorre la stessa via,
non più a caso, come nel corso

della salita, ma saggiando tutti gli
appigli ed esplorando tutt'intorno. Quindi si reca sùbito da Mario, gli

racconta per filo e per segno la sua impresa, gli consiglia di attaccare
la fortezza dal lato da cui era salito:

si offre come guida della
pericolosa scalata. Mario inviò con il Ligure alcuni dei presenti per
verificare

la fondatezza di quanto asseriva. Ciascuno di essi, a seconda
del suo temperamento, dichiarò l'impresa difficile o

facile. Tuttavia il
console riprese un po' di coraggio. Scelse così cinque dei più agili fra
i

trombettieri e i suonatori di corno e assegnò loro come scorta quattro
centurioni. A tutti comandò di attenersi agli

ordini del Ligure e fissò
l'esecuzione per il giorno seguente.

  • Letteratura Latina
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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