Me quidem iudices exanimant et interimunt hac voces Milonis quas audio adsidue et quibus intersum cotidie. ‘Valeant’ inquit–valeant cives mei: sint incolumes sint florentes sint beati: stet haec urbs praeclara mihique patria carissima quoquo modo erit merita de me. Tranquilla re publica mei cives quoniam mihi cum illis non licet sine me ipsi sed propter me tamen perfruantur. Ego cedam atque abibo: si mihi bona re publica frui non licuerit at carebo mala et quam primum tetigero bene moratam et liberam civitatem in ea conquiescam.
Versione tradotta
Quanto a me, giudici, mi straziano il cuore e mi uccidono queste parole di Milone, che ascolto incessantemente e di cui sono testimone ogni giorno: "Addio" egli dice "addio, concittadini! Vi auguro salute, prosperità, felicità. Possa durare in eterno questa città gloriosa e per me patria carissima, in qualunque modo si sarà comportata nei miei confronti: i miei concittadini godano di un governo tranquillo, ma senza di me, dal momento che non mi è lecito fruire insieme a loro di un bene, di cui sono debitori nei miei confronti. Mi allontanerò, me ne andrò via. Se non mi sarà consentito di godere d'una patria benevola, almeno vivrò lontano da una patria malvagia e, non appena giungerò in una città libera e ben governata, lì mi fermerò".
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone