Pro Milone, Paragrafo 94 - Studentville

Pro Milone, Paragrafo 94

O frustra ‘inquit’ mihi suscepti labores! O spes fallaces et cogitationes inanes meae! Ego cum tribunus plebis re publica oppressa me senatui dedissem quem exstinctum acceperam equitibus Romanis quorum vires erant debiles bonis viris qui omnem auctoritatem Clodianis armis abiecerant mihi umquam bonorum praesidium defuturum putarem? ego cum te’–mecum enim saepissime loquitur–‘patriae reddidissem mihi putarem in patria non futurum locum? Ubi nunc senatus est quem secuti sumus? ubi equites Romani illi [illi]’ inquit ‘tui? ubi studia municipiorum? ubi Italiae voces? ubi denique tua illa M. Tulli quae plurimis fuit auxilio vox atque defensio? mihine ea soli qui pro te totiens morti me obtuli nihil potest opitulari?’

Versione tradotta

"0 fatiche" egli dice "inutilmente da me intraprese, o speranze fallaci, o vani miei pensieri! Io che da tribuno, quando lo stato giaceva calpestato, mi diedi interamente al senato che avevo trovato inerte, ai cavalieri romani le cui forze erano deboli, agli ottimati che avevano deposto ogni loro autorità di fronte alle armi di Clodio, avrei mai potuto pensare che sarebbe venuto a mancarmi il loro appoggio? Io nel restituire te alla patria" (con me parla molto spesso) "avrei mai potuto credere che non vi sarebbe stato posto per me in patria? Dov'è ora il senato, da me sempre sorretto, dove sono quei cavalieri romani" dice "a te devoti, dove il favore dei municipi, dove le acclamazioni defl'Italia, dove infine, Marco Tullio, la tua voce di difensore, che è stata di aiuto a moltissimi? A me solo, che tante volte ho sfidato la morte per te, essa non può recar giovamento?".

  • Letteratura Latina
  • Pro Milone di Cicerone
  • Cicerone

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti