Nec vero haec iudices ut ego nunc flens sed hoc eodem loquitur voltu quo videtis. Negat enim negat ingratis civibus fecisse se quae fecerit; timidis et omnia circumspicientibus pericula non negat. Plebem et infimam multitudinem quae P. Clodio duce fortunis vestris imminebat eam quo tutior esset vestra vita se fecisse commemorat ut non modo virtute flecteret sed etiam tribus suis patrimoniis deleniret; nec timet ne cum plebem muneribus placarit vos non conciliarit meritis in rem publicam singularibus. Senatus erga se benevolentiam temporibus his ipsis saepe esse perspectam vestras vero et vestrorum ordinum occursationes studia sermones quemcumque cursum fortuna dederit se secum ablaturum esse dicit.
Versione tradotta
Queste cose, giudici, non me le dice piangendo, come io faccio adesso, ma col medesimo volto che ora gli vedete. Egli, infatti, non dice di aver fatto quanto ha fatto a cittadini ingrati, ma non nega di averlo compiuto per cittadini pavidi e sospettosi di pericoli d'ogni genere. Quanto alla plebe e alla massa d'infimo rango, che guidata da Publio Clodio minacciava i vostri beni, egli ricorda che per rendere più sicura la vostra vita l'ha resa a sé devota non solo fino a piegarla col suo valore, ma addirittura fino ad ingraziarsela col sacrificio di tre patrimoni: dopo aver ammansito la plebe con le elargizioni, è sicuro di essersi procurato il vostro favore con le sue straordinarie benemerenze nei confronti dello stato. La benevolenza del senato verso di lui gli è apparsa chiara in questi ultimi tempi; ma qualunque via gli farà percorrere la fortuna, egli afferma che porterà con sé gli atti d'ossequio, vostri e di quanti appartengono ai vostri ordini, le dimostrazioni di simpatia, le parole amichevoli.
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone