Omnino est amans sui virtus; optime enim se ipsa novit, quamque amabilis sit,
intellegit. Ego autem non de virtute nunc loquor sed de virtutis opinione. Virtute enim ipsa non tam multi praediti esse quam
videri volunt. Hos delectat assentatio, his fictus ad ipsorum voluntatem sermo cum adhibetur, orationem illam vanam testimonium
esse laudum suarum putant. Nulla est igitur haec amicitia, cum alter verum audire non vult, alter ad mentiendum paratus est.
Nec parasitorum in comoediis assentatio faceta nobis videretur, nisi essent milites gloriosi.
Magnas vero agere gratias
Thais mihi?
Satis erat respondere: ‘magnas’; ‘ingentes’ inquit. Semper auget assentator id, quod is cuius ad
voluntatem dicitur vult esse magnum.
Versione tradotta
Insomma, la virtù è, sì, amante di se stessa: infatti, benissimo ella si conosce e sa quanto sia amabile.
Ma ora io non parlo della virtù, ma della parvenza di virtù. Della reale virtù, infatti, molti vogliono non tanto essere quanto
sembrare dotati. A questi fa piacere l'adulazione; costoro, quando si rivolge ad essi un discorso foggiato unicamente così
da far loro piacere, pensano che quelle vane ciance siano testimonianza dei meriti loro. Non c'è dunque affatto amicizia,
quando l'uno non vuol udire la verità, l'altro è pronto a mentire. E non ci sembrerebbe faceta l'adulazione dei
parassiti nelle commedie, se non ci fossero soldati fanfaroni.
Davvero mi ringrazia Taide grandemente?
Era sufficiente
rispondere: «Grandemente»; dice: «Immensamente». Sempre accresce l'adulatore la cosa, che quello, secondo la cui volontà è
detta, vuole già che sia grande.
- De Amicitia
- De Amicitia di Cicerone
- Cicerone