Bellum Iugurthinum, Paragrafo 98 - Studentville

Bellum Iugurthinum, Paragrafo 98

Neque in eo tam aspero negotio Marius territus aut magis quam antea demisso animo fuit sed cum turma

sua quam ex fortissimis magis quam familiarissimis parauerat uagari passim ac modo laborantibus suis succurrere modo hostis ubi

confertissimi obstiterant invadere; manu consulere militibus quoniam imperare conturbatis omnibus non poterat. Iamque dies

consumptus erat cum tamen barbari nihil remittere atque uti reges praeceperant noctem pro se rati acrius instare. Tum Marius ex

copia rerum consilium trahit atque uti suis receptui locus esset collis duos propinquos inter se occupat quorum in uno castris

parum amplo fons aquae magnus erat alter usui opportunus quia magna parte editus et praeceps pauca munimenta quaerebat. Ceterum

apud aquam Sullam cum equitibus noctem agitare iubet ipse paulatim dispersos milites neque minus hostibus conturbatis in unum

contrahit dein cunctos pleno gradu in collem subducit. Ita reges loci difficultate coacti proelio deterrentur neque tamen suos

longius abire sinunt sed utroque colle multitudine circumdato effusi consedere. Dein crebris ignibus factis plerumque noctis

barbari more suo laetari exultare strepere vocibus; et ipsi duces feroces quia non fugerant pro victoribus agere. Sed ea cuncta

Romanis ex tenebris et editioribus locis facilia visu magnoque hortamento erant.

Versione tradotta

Pur trovandosi in una situazione tanto difficile Mario non si

lasciò prendere dal panico e mantenne la risolutezza abituale; con il suo
squadrone, formato non dagli

amici più intimi, ma dagli uomini più
valorosi, correva da una parte all'altra, ora per aiutare quelli dei suoi

che si trovavano in difficoltà, ora per attaccare il nemico, là dove le
sue schiere erano più folte. Dal momento

che nella confusione generale non
poteva dare ordini, cercava almeno di aiutare i suoi soldati con la spada.

Il giorno era già finito e i barbari, però, non desistevano; anzi, come
avevano comandato i due re, attaccavano con

maggior accanimento, contando
sul favore della notte. Allora Mario prende una decisione suggerita
dalle

circostanze e, per assicurare ai suoi un luogo in cui ritirarsi,
occupa due colli vicini tra loro; uno non era

sufficientemente ampio per
un accampamento, ma aveva una ricca sorgente d'acqua; l'altro era adatto a

quell'uso perché, in gran parte elevato e scosceso, non richiedeva molte
opere di difesa. Ordina quindi a Silla di

pernottare con i cavalieri
presso la sorgente; lui stesso raduna a poco a poco i soldati dispersi,
mentre

tra i nemici lo scompiglio non è minore, e li conduce a passo
rapido sull'altro colle. Così i due re sono costretti

dalle condizioni
sfavorevoli del terreno a sospendere il combattimento e tuttavia non
lasciano allontanare

troppo i soldati, ma, accerchiati i due colli con la
moltitudine dei loro uomini, presero posizione sparpagliati qua

e là.
Accesi poi moltissimi fuochi, i barbari, per quasi tutta la notte, secondo
il loro costume, esultano

danzando e levando alte grida, e perfino i loro
comandanti, fieri di non essere fuggiti, si comportano da vincitori.

I
Romani, nascosti dal buio e in posizione elevata, vedevano tutto
distintamente e ne traevano grande

incoraggiamento.

  • Letteratura Latina
  • Par. 90-114
  • Sallustio

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