‘De me’ inquit ‘semper populus Romanus semper omnes gentes loquentur nulla umquam obmutescet vetustas. Quin hoc tempore ipso cum omnes a meis inimicis faces invidiae meae subiciantur tamen omni in hominum coetu gratiis agendis et gratulationibus habendis et omni sermone celebramur.’ Omitto Etruriae festos et actos et institutos dies: centesima lux est haec ab interitu P. Clodi et (opinor) altera. Qua fines imperi populi Romani sunt ea non solum fama iam de illo sed etiam laetitia peragravit. Quam ob rem ‘Ubi corpus hoc sit non’ inquit ‘laboro quoniam omnibus in terris et iam versatur et semper habitabit nominis mei gloria.’
Versione tradotta
Di me - dice - parlerà sempre il popolo romano, parleranno sempre tutte le genti; nessuna età lontana mai tacerà di me, neanche quando il mondo sarà invecchiato. Anzi persino ora, che i miei nemici attizzano contro di me con ogni mezzo il fuoco dell'odio, il mio nome è celebrato in ogni riunione d'uomini con ringraziamenti, congratulazioni e ogni sorta di discorsi. Tralascio le feste già celebrate e quelle fissate per il futuro dall'Etruria. Corre oggi il centoduesimo giorno, credo, dalla morte di Publio Clodio e già se n'è divulgata non solo la fama, ma addirittura la gioia fin dove si estendono le frontiere del popolo romano. Di conseguenza non mi curo - egli dice - del luogo in cui questo mio corpo si trovi, visto che la gloria del mio nome si è già diffusa nel mondo intero e durerà per sempre".
- Letteratura Latina
- Pro Milone di Cicerone
- Cicerone