La Società delle Nazioni nacque alla fine della Grande Guerra su impulso di Wilson, che ne propose l’istituzione nei famosi 14 punti espressi poco dopo l’entrata in guerra degli Usa, per garantire il rispetto delle condizioni di pace previste dai trattati e per evitare il nascere di nuovi conflitti; tale proposta fu accettata ufficialmente dalle nazioni vincitrici durante la conferenza di Versailles. Punto cardine del nuovo organismo sarebbe dovuto essere la rinuncia alla soluzione bellica nei conflitti tra nazioni e l’utilizzo di sanzioni economiche nei confronti degli Stati che avessero violato tali disposizioni. Se queste erano le intenzioni, assai difficile fu metterle in pratica, per vari motivi: i paesi sconfitti e la Russia non erano stati ammessi a far parte della Società e non erano quindi vincolati alle sue decisioni, e gli stessi Stati Uniti ne restarono al di fuori. L’opinione pubblica americana infatti era pervasa da un’intensa ondata isolazionista, che indusse il Senato americano a non ratificare l’adesione alla Società, che fu quindi egemonizzata dall’Inghilterra e non riuscì a svolgere un attivo ruolo nella prevenzione delle crisi internazionali che precedettero la seconda guerra mondiale.
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