Parole di conforto a Cicerone per la morte della figlia - Studentville

Parole di conforto a Cicerone per la morte della figlia

Posteaquam mihi renuntiatum est de obitu Tulliae, filiae tuae, graviter molesteque tuli communemque eam calamitatem existimavi; qui, si istic adfuissem, neque tibi defuissem coramque meum dolorem tibi declarassem. Cogita quemadmodum adhuc Fortuna nobiscum egerit; ea nobis erepta sunt, quae hominibus non minus quam liberi cara esse debent: patriam, honestatem, dignitatem, honores omnes. Hoc uno incomodo addito, quid ad dolorem adiungi potuit? Etiam tu ea reminiscere, quae digna tua persona sunt: illam, quamdiu ei opus fuerit, vixisse; te, patrem suum, praetorem consulem, augurem vidisse; adulescentibus primariis nuptam fuisse; cum res publica occideret, vita excessisse. Denique noli te oblivisci Ciceronem esse et eum qui aliis consueris (= consueveris) dare consilium, neque imitari malos medicos, qui in alienis morbis profitentur tenere se medicinae scientiam, ipsi se curare non possunt. Nullus dolor est, quem non longiquitas temporis minuat. Vidimus aliquotiens secundam pulcherrime te ferre fortunam; fac aliquando intellegamus adversam quoque te aeque ferre posse, ne ex omnibus virtutibus haec una tibi
videatur deesse.

Versione tradotta

Dopo che mi fu riferito della morte di Tullia, tua figlia, ho sopportato con difficoltà e fastidio e ho ritenuto tale disgrazia comune a tutti; se io fossi stato qui, non ti sarei mancato e ti avrei esternato il mio dolore. Pensa come finora la sorte si è comportata con noi: ci è stato strappato ciò che agli uomini non deve essere meno prezioso a liberi: patria, onore, contegno, tutti i privilegi. Con l’aggiunta di solo questa disgrazia, che cosa si potrebbe aggiungere al dolore? Ricorda anche tu ciò che è degno del tuo carattere: lei è vissuta quanto a lungo ne ha avuto bisogno; ha visto te, suo padre, pretore, console e augure; fu data in sposa a giovani di prim’ordine; al tramonto dello stato, se ne è andata dalla vita. Non dimenticare infine che tu sei Cicerone e sei quello che è abituato a dare consigli agli altri, e non imitare i falsi medici, i quali dichiarano che l’arte medica consiste nelle malattie altrui, ma non sanno curare se stessi. Non c’è nessun dolore che la lontananza nel tempo diminuisca. Abbiamo visto talvolta che tu sopporti bene la buona sorte; facci capire in futuro che puoi tollerare anche la cattiva sorte, per non sembrare che ti manchi questa sola tra le tue capacità.

  • Letteratura Latina
  • Maiorum Lingua C
  • Versioni dai Libri di Esercizi

Ti potrebbe interessare

Link copiato negli appunti