Abstract – scaricare il file per l'appunto completo “É nato nella terra dei vespri e degli aranci, tra Cinisi e Palermo parlava alla sua radio..
Negli occhi si leggeva la voglia di cambiare, la voglia di Giustizia che lo portò a lottare..
Aveva un cognome ingombrante e rispettato, di certo in quell'ambiente da lui poco onorato..
Si sa dove si nasce ma non come si muore e non se un'ideale ti porterà dolore..
Ma la tua vita adesso puoi cambiare solo se sei disposto a camminare, gridando forte senza aver paura contando cento passi lungo la tua strada (Modena City Rambles, I Cento passi)”.
Sono passato 35 anni dalla morte di Peppino Impastato, il giornalista di Cinisi che si è ribellato alla sua famiglia e ha lottato per sconfiggere le ingiustizie della mafia. Ed oggi, migliaia di visitatori, ispirandosi al film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana, rivivono i momenti dell’infanzia di Peppino, ripercorrendo il tratto che va da casa Impastato all’abitazione del boss Tano Badalamenti. Sono realmente cento i passi che dividono le due dimore, cento i passi che separano la vittima dal suo carnefice. E i visitatori compiono il tragitto come una sorta di pellegrinaggio, un rituale, per comprendere se la storia di Peppino è vera, se è concepibile essere uccisi, massacrati e poi ancora calunniati, solamente per aver lottato in nome della giustizia e della legalità.
Giuseppe nasce in una famiglia mafiosa: è figlio di Luigi Impastato, e nipote del capomafia Cesare Manzella, ucciso nel 1963 in un agguato. Manzella è anche nella commissione mafiosa, insieme al corleonese Luciano Liggio. E Peppino da piccolo gioca con Liggio, il quale si nasconde nella tenuta Manzella; lo ritiene uno – segue nel file da scaricare
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