Manca poco, o assemblea, che io non ringrazi il mio accusatore, perché mi ha procurato questo processo; precedentemente, infatti, non avendo motivo per il quale dessi conto della mia vita, ora per questi ho preso e cercherò con un discorso di dimostrare che costui mente e che io stesso sono vissuto più degno di lode che d’invidia: infatti, per nessun altro motivo mi sembra che costui mi abbia preparato questo processo che per invidia. Ebbene chiunque invidi coloro che gli altri compiangono, da quale malvagità vi sembra che uno tale potrebbe astenersi? Se, infatti, per le ricchezze mi calunnia, se poi vuole vendicarsi su di me come suo nemico, mente. Infatti, per la sua malvagità, non l’ho mai trattato né da amico, né da nemico. Ormai dunque, o giudici, è chiaro che mi invidia poiché, pur essendo colpito da tale sventura, sono un cittadino migliore di costui. E infatti credo, o giudici, che bisogna gioire dei difetti del corpo, con le virtù dell’anima. Se infatti con questa sventura avrò ugualmente una razionalità e condurrò il resto della mia vita, in che cosa differirò da costui?
- Greco
- Versioni di Apollodoro di Atene
- Lisia