Petrarca nasce ad Arezzo nel 1302. Il padre, notaio, lo indirizza verso gli studi giuridici a Bologna, ma gli interessi di Petrarca erano tutti per la letteratura tanto che alla morte del padre, abbandonando gli studi intrapresi, diviene cattolico e si dedica alla vita letteraria. Con Petrarca si apre una nuova età che non si riconoscerà più nei valori del mondo medievale e, in disaccordo con il suo tempo, propone nuovi modelli culturali. Nasce così la letteratura umanistica. Assorto nei suoi studi e distaccato dagli interessi civili, la sua dedizione alla cultura, concepita come formazione morale di ogni persona, ha avuto una grande influenza nelle generazioni seguenti degli umanisti. Petrarca infatti, ci propone un viaggio attraverso l’esplorazione dei sentimenti e della propria interiorità, ponendo al centro della sua ricerca l’uomo e il suo animo. Nasce anche, così, una nuova concezione della fede cristiana vista non più come adesione ai principi religiosi ma come un fatto personale di ogni individuo che viene colpito da dubbi e effettua ricerche. Ed è proprio il carattere soggettivo l’aspetto più nuovo di Petrarca che domina sia nei versi e in prosa e che, al contrario di Dante (che si dedica alla letteratura per superare la realtà terrena) colloca l’intellettuale nel mondo terreno, temporale. Petrarca lo possiamo, quindi, definire come lo scrittore moderno in quanto viene colpito da dubbi e non scrive verità immutabili; infatti, da una parte c’è l’amore per la cultura pagana, la gloria e Laura e dall’altra la aspirazione a una perfezione di vita cristiana e in questo bivio, si sente solo come tutti gli individui e, in quanto tale, soggetto alla morte e quindi alla fugacità del tempo. Petrarca trova il suo modello nei libri classici. In particolare con il poema epico l’Africa celebra questo mondo attraverso il raggiungimento della gloria e testimonia la sua mentalità umanistica. Ma in contrapposizione con ciò, attraverso le numerose gioie, che ricava dalla vita terrena, ha la consapevolezza che questi piaceri non sono altro che illusioni effimere che lo avrebbero allontanato dalla salvezza eterna (giudizio universale). Così vediamo nel Secretum il desiderio di conciliare la cultura classica con la dottrina cristiana. L’amore per l’antichità è caratterizzato anche dalla scelta della lingua latina (sui modelli dei classici di Virgilio e Cicerone) rispetto al volgare che troviamo nel Canzoniere e i Trionfi. Anche attraverso la lettura del Canzoniere emerge un quadro tormentato dall’io del poeta. Infatti si tratta di una specie di diario sentimentale che ha come soggetto il poeta innamorato che mette in scena l’amore per Laura per parlare di se stesso. Inoltre, Petrarca vuole liberarsi dai vincoli che lo legano ad Avignone (divenuta da poco sede papale) e si ritira a Valchiusa dove può realizzare il suo ideale di una vita dedicata agli studi: l’Otium. L’Otium inteso, però, alla maniera degli autori latini, distaccandosi dal volgo e dedicandosi a una vita solitaria immersa nella lettura dei classici. Nell’Otium spiccano i caratteri principali dell’ideale di vita di Petrarca. Infatti si apre la lettura con una domanda (dove, fuori l’Italia, potrei vivere con maggiore tranquillità?) che riassume il vero senso del suo trasferimento a Valchiusa prima di andare nelle corti d’Italia. Incita il cardinale a trascorrere alcuni giorni immerso nella natura, distogliendolo dagli impegni frenetici della città attraverso la dolce compagnia delle muse cioè con la lettura dei libri antichi che si uniscono alla religiosità medievale attraverso il disprezzo delle cose mortali. Viaggia molto, in particolare viene affascinato dall’Italia dove viene incoronato poeta nel 1341. Per Petrarca l’Italia rappresenta una patria culturale madre della tradizione latina. Il suo è un concetto di patria diverso da quello della mentalità medievale, in quanto egli la guarda come una nazione ideale, definita da una morale e una cultura comune. Petrarca, infatti, aveva dimostrato di credere ai valori della libertà e dell’indipendenza e non intendeva la cultura come strumento di regolazione della vita sociale ma come un ruolo. Dà dimostrazione di questo nella lettera ai Posteri dove si ha un’immagine di intellettuale che vive nella propria autonomia grazie alla propria fama. Possiamo intenderlo come il certificato di un letterato che pensa sia come intellettuale che come uomo pubblico. La vita e le opere di Petrarca sono in continuo sforzo di superare inquietudini e contraddizioni per approdare a un superiore equilibrio di saggezza. Abbiamo così l’autoritratto di un poeta distaccato dalle miserie della vita pratica, dedito all’Otium attraverso lo studio e la continua ricerca dei libri classici, per il quale la poesia diventa unico scopo di vita ed è l’attività più degna a cui l’uomo possa dedicarsi.
- 200 e 300
- Petrarca
- Letteratura Italiana - 200 e 300