PIETRO ARETINO; VITA E OPERE. Pietro Aretino (1492-1556) è lo scrittore definito dal De Sanctis il prototipo del letterato del secolo: sensuale, immorale, cinico e ricattatore, che secondo la tradizione popolare morì “di soverchio ridere, come morì Margutta e come moriva l’Italia”. C’è un’esagerazione nel definirlo il simbolo dell’Italia dell’epoca, in quanto rispecchia solo uno dei tanti aspetti del Rinascimento, che annovera tra i suoi maggiori esponenti Ariosto, Castiglione, Michelangelo e così via. Pietro Aretino Nacque ad Arezzo nel 1492 da una famiglia così umile che egli rifiutò il cognome del padre, un calzolaio, Luca del Tura, e preferì chiamarsi Aretino dal nome della città. Visse a Roma sotto la protezione della famiglia Chigi e dei papi Leone X e Clemente VII, divenendo popolare nell’ambiente della corte pontifica per i suoi componimenti licenziosi e le sue velenose “pasquinate”. Le pasquinate erano epigrammi satirici diretti contro personaggi in vista e autorità politiche e religiose di Roma, spesso anche contro lo stesso papa. Venivano appese ad un gruppo scultoreo mutilo di età ellenistica situato in una piazza a Roma, che l popolo chiamava Pasquino dal nome dell’autore delle prime pasquinate, un sarto gobbo e mordace. Da Roma, sfuggito ad un attentato che si era procurato con le sue satire, l’Aretino passò a Venezia, dove condusse una vita elegante e sfarzosa, protetto dai personaggi più influenti, stipendiato dall’imperatore Carlo V e lodato da tutti per non incorrere nelle sue maldicenze.
ARETINO: SONETTI LUSSURIOSI, DUBBI AMOROSI, LA CORTEGIANA E ALTRE OPERE. Aretino comprese da subito la potenza dello scrivere, e privo di ogni scrupolo ne approfittò per farne uno strumento di dominio personale. In realtà non fu l’unico ad esercitare questo mestiere a caro prezzo, ma nessuno lo fece in modo così clamoroso e soprattutto non ne ricavò tutto questo profitto. Ariosto sintetizzò la fama dell’Aretino in un famoso verso dell’ultimo canto dell’Orlando Furioso: “il flagello dei principi, il divino Pietro Aretino”. Lo scrittore andò sempre fiero di questo appellativo, che soddsfaceva pienamente il suo orgoglio. L’Aretino si può considerare un poligrafo, perché scrisse opere di vario genere e argomento:
- Lettere, in 6 volumi, che documentano la sua attività di letterato ricattatore, tra le quali ci sono le lettere di carattere privato.
- Ragionamenti: dialoghi di cortgiane che possono essere considerati una parodia licenziosa del Simposio di Platone.
- cinque commedie: La Cortigiana, il Marescalco, La Talanta, lo Ipocrito, il Filosofo
- una tragedia, l’Orazia
- poesie varie, come i sonetti licenziosi, ma anche canzoni, capitoli
- opere religiose: Vita di Maria Vergine, Vita di santa Caterina
L’Aretino è un esponente della corrente anticlassicista. Come nella sua vita non ebbe freni morali. così nello scrivere si mostrò insofferente di disciplina artistica e dei pedanteschi schemi retorici della letteratura classicistica.
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