Dunque il mondo fisico deriva da un padre (il mondo delle idee) e da una madre (la materia, che ò la condizione per l’esistenza del mondo fisico stesso ma che mantiene comunque una componente di indeterminazione): ma cos’ò che fa da madiatore tra il mondo delle idee e la materia ? Cos’ò che fa sì che le idee si calino nel mondo sensibile ? Platone mette a questo punto in gioco la figura del Demiurgo (dal Greco “demos”, popolo, + “ergon”, opera, = artigiano). Il Demiurgo ò un divino artigiano: ò colui che contemplando le idee plasma la materia sul modello delle idee stesse. Platone introduce quindi una divinità a tutti gli effetti (fino ad adesso non ne avevamo mai realmente incontrata una). Il concetto che l’artigiano guardi ad un modello ò tipicamente platonico (e aristotelico ): mentre gli artigiani umani guardano ad un modello che hanno nella loro testa, il Demiurgo guarda ad un qualcosa che ò fuori da lui: dato che le idee sono il bene per la loro categoria, anche il mondo sensibile dev’essere per forza buono, sebbene indeterminato. Che rapporto intercorre tra le idee, la materia ed il Demiurgo ? Tutti e tre sono coeterni, sono sempre esistiti. A differenza della divinità cristiana, che crea il mondo, quella platonica si limita a plasmarlo e non ò onnipotente: ha infatti due limiti: la materia, che gli impedisce di costruire un mondo perfetto, e le idee, che sono il modello a cui deve per forza attenersi. Il Demiurgo guarda sì al meglio, ma il suo comportamento ò dato da qualcosa da lui esterno ed indipendente. Nel Medioevo vi fu un grande dibattito teologico: le cose sono sante perchò piacciono alla divinità o piacciono alla divinità perchò sono sante ? In altre parole: la divinità ò colei che riconosce le cose buone e le sceglie, o ò colei che fa le cose buone ? Per Platone le cose sono buone intrinsecamente e non perchò c’ò chi decide che lo siano: il bene in sò ò il criterio per giudicare tutte le cose che possono essere buone; ò buono ciò che partecipa alla super-idea di bene, come ò bello ciò che partecipa all’idea di bellezza. Le idee sono il modello per gli uomini e per la divinità . Chiaramente la divinità vale di più rispetto all’uomo: essa riconosce facilmente il bene, mentre gli uomini hanno delle difficoltà e non sempre ci riescono. Vi fu chi arrivò a dire che ciò che ò giusto ò giusto perchò l’ha deciso la divinità . Chiaramente se Platone avesse avuto modo di prendere parte al dibattito teologico medioevale, avrebbe affermato che le cose buone piacciono alla divinità perchò sono buone e non avrebbe potuto accettare l’idea che le cose sono buone perchò piacciono alla divinità . E’ corretto affermare che la divinità per Platone ò il Demiurgo solo entro certi limiti: se la divinità per definizione ò il principio supremo, allora la divinità platonica dovrebbe essere il bene in sò. Se la divinità ò principio della realtà , ò evidente che non deve dipendere da nulla: ma il Demiurgo dipende dalla super-idea del bene e dalle altre idee che ò costretto ad imitare: ne consegue che non ò indipendente ma ò al contrario limitato. Il bene in sò, invece, abbiamo visto che ò illimitato ed ò lui stesso il principio (bipolare) della realtà . Il concetto di divinità nella tradizione ebraico-cristiana attinge un pò dal Demiurgo e un pò dalla super-idea del bene. Non a caso nel Medioevo il “Timeo” (che ò appunto il dialogo dove compare il Demiurgo), a differenza degli altri dialoghi platonici, continuò ad essere letto e non cadde in disuso. Questo perchò il “Timeo” ò l’opera platonica più vicina al Cristianesimo: c’ò l’idea della plasmazione, piuttosto vicina a quella della creazione: inoltre la divinità in un certo momento crea il mondo (la divinità di Aristotele invece fa ben poco). Va poi ricordato che il Demiurgo ò un dio-persona come quello dei Cristiani. Dietro a questo amore cristiano per il “Timeo”, probabilmente c’ò un fraintendimento: le interpretazioni del “Timeo” sono due e i Cristiani scelsero probabilmente quella sbagliata. Se si legge il “Timeo” alla lettere si incontra questo “plasmatore” divino: sembra che il mondo prima non ci sia e che ci sia solo la materia: si ha l’impressione che ci sia un tempo prima e un tempo dopo. Ma Platone credeva in ciò che diceva ? Se si legge accuratamente il “Timeo” ci si accorge che Platone ad un certo punto si pone un quesito: che cos’ò il tempo ? Il Demiurgo tra le varie cose plasma anche gli astri, il cui movimento regolare si identifica con il tempo. Il tempo viene definito “immagine mobile dell’eternità “: come il mondo sensibile ò imitazione di quello intellegibile (il primo mutevole, il secondo eterno), così il tempo ò imitazione dell’eternità . Non a caso il tempo viene identificato con il movimento circolare: se si vuole rappresentare l’eternità con qualcosa di movimentato, senz’altro ciò che meglio la rappresenta ò il cerchio, il movimento circolare in cui si compie un giro per poi tornare al punto di partenza: infatti il tempo ò caratterizzato dal non essere eternità ma tornare sempre su se stesso. La cosa più simile a ciò che non si muove mai ò quella che torna sempre su stessa, così come la cosa più simile che l’uomo possa fare per eternarsi ò il riprodursi ciclicamente. Dunque il tempo ò la plasmazione dell’eternità ideale da parte del Demiurgo. La conseguenza ò che non c’ò un tempo prima del mondo perchò ò solo con la nascita del mondo sensibile che il Demiurgo ha calato nella realtà sensibile l’imitazione di eternità . Questa ò una visione ben diversa da quella cristiana nella quale la divinità in un certo momento decise di creare il mondo. Va poi ricordato che Platone stesso all’inizio del “Timeo” dice che si tratta di un mito: di conseguenza i Cristiani hanno preso per vero qualcosa che Platone stesso dice non essere vero, ma solo un’immagine che rappresenta la relazione tra mondo intellegibile e materia. Quindi Platone non credeva assolutamente nella figura del Demiurgo ed il suo vero dio resta il bene in sò. Oltre ad esprimere la relazione tra idee e materia, il mito del Demiurgo esprime anche il finalismo: Kant direbbe “ò come se” il mondo fosse stato elaborato da un artigiano. Il mondo sensibile ò da sempre e per sempre un’ immagine temporale del mondo delle idee. Il Demiurgo dunque comincia a plasmare nella materia (che Platone chiama anche “spazio”)e arriva a generare tutta la realtà . Platone dice che la prima cosa che si crea nello spazio sono 4 solidi geometrici fondamentali: si tratta dei 4 solidi regolari (costituiti da facce uguali tra di loro). Platone ò convinto che si possano ottenere tutti e 4 partendo da un triangolo rettangolo isoscele: ricombinandolo si possono ottenere vari tipi di figure ( se ne creerebbero 5, ma Platone una la scarta). Essi sono il cubo, l’ottaedro, il tetraedro, l’icosaedro (quello che scarta ò il dodecaedro). Questi 4 solidi stanno a rappresentare i 4 elementi fondamentali di Empedocle (terra, acqua, aria, fuoco, che verranno poi anche ripresi da Aristotele ): ognuno dei 4 elementi di Platone ò costituito da parti minime (non ulteriormente divisibili)e ciascuno ò caratterizzato da una forma: per Platone la terra ò il cubo, che suggerisce l’idea di regolarità , materialità , stabilità e compattezza. Il fuoco, per esempio, ò invece rappresentato dal tetraedro perchò, dal momento che brucia, deve essere particolarmente spigoloso (il tetraedro ò il più spigoloso) e la forma stessa della fiamma ò simile a quella del tetraedro. Platone ancora una volta prende spunto dalla filosofia dei suoi precedenti mescolando in questo caso Empedocle a Democrito (che tra le varie cose riteneva che a stimolare i nostri sensi fossero le determinate forme degli atomi)e ai Pitagorici (Timeo ò pitagorico e le forme degli elementi sono geometriche). Tra l’altro ci possiamo anche riallacciare alla gerarchia dei livelli della realtà : abbiamo detto (con l’aiuto del grafico) che i numeri erano a metà strada tra mondo sensibile e mondo intellegibile; qui vengono utilizzati come collegamento tra mondo ideale e materiale. Il Demiurgo plasma quindi l’ Universo ed il Sistema (non ò molto chiara la struttura astronomica che attribuisce al Sistema: pare che Platone abbia superato la teoria geocentrica; non ammette il movimento di rivoluzione, ma sembra ammettere quello di rotazione: ò la Terra che gira). Platone introduce poi il concetto di “anima del mondo”: il mondo delle idee abbiamo detto che ò movimentato, intelligente, vitale: il mondo sensibile, nella misura in cui il Demiurgo lo plasma, non può che essere simile a quello intellegibile: ha un’ anima sua. L’Universo ò un grande essere vivente permeato interamente da un’ anima. Tutto quindi ò vitale, sebbene in diverse misure.
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