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Il mito di Gige Nell’ ambito della lussurreggiante mitologia alla quale Platone si appella , trova spazio anche il mito di Gige , presente nel secondo libro della Repubblica . A narrare questo mito é l’ aristocratico Glaucone , uno dei tanti interlocutori di Socrate ; proprio Socrate aveva spiegato che l’ uomo sceglie sempre di fare il bene e se fa il male é solo per via di un errore ” intellettuale ” , ossia compie il male convinto di fare il bene ; la giustizia infatti dà un senso di felicità e di benessere a chi la compie , secondo Socrate . Ma Glaucone é di ben altro parere e con il mito di Gige vuole proprio dimostrare l’ opposto di quanto intendeva Socrate : si é giusti solo per timore di essere scoperti , spiega Glaucone ; non solo , ma chi é ingiusto conduce una vita molto più felice rispetto al giusto . Gige era un pastore alle dipendenze del re di Lidia e per via di un nubifragio e una scossa tellurica la terra si squarciò producendo una voragina dove lui pascolava l’ armento . A quella vista , pieno di stupore , Gige discese nella voragine e tra le tante meraviglie si imbatté in un cavallo bronzeo , cavo e provvisto di aperture . Vi si affacciò e vide giacervi dentro un cadavere di proporzioni sovrumane, senza nulla addosso , se non un anello d’ oro alla mano . Gige glielo sfilò e se ne tornò in superficie . Quando , come di consueto , si fece la riunione dei pastori si presentò anche lui , con l’ anello al dito . Mentre se ne stava nel crocchio dei pastori per caso voltò il castone verso di sé e con quell’ atto divenne invisibile a tutti quelli che gli stavano accanto , che parlavano come se lui non ci fosse più . Gige rimase a bocca aperta e quando rigirò il castone tornò nuovamente visibile . Dopodiché fece nuove prove per sondare le effettive capacità dell’ anello : non c’era dubbio : ogni volta che girava il castone verso di sé spariva , quando lo girava verso l’ esterno ricompariva . Che cosa fece Gige a questo punto? Si fece passare per messo del re , ne sedusse la moglie e con il suo aiuto ammazzò il re in persona , divenendo lui stesso il detentore del potere . Concludendo , quale é il significato di questo mito? Supponiamo che ci siano due di questi anelli portentosi e che uno finisca in mano ad un giusto e l’ altro ad un ingiusto : in questo caso il giusto e l’ ingiusto si comporterebbero allo stesso modo : nessuno sarebbe infatti così stolto da non toccare la roba d’ altri con l’ ausilio dell’ anello , e tanto il giusto quanto l’ ingiusto ruberebbero , ucciderebbero e si unirebbero con le donne altrui . Ma perché? Perché in fondo nessuno in cuor suo considera un bene la giustizia , ma anzi ciascuno , dove crede di poterlo fare , commette ingiustizia . Tutti quanti preferiamo l’ ingiustizia alla giustizia , spiega Glaucone , e il mito di Gige ne é l’ esempio lampante ; se c’é gente che non commette ingiustizia non lo fa perché ama la giustizia , ma perché ha paura di essere scoperto ! Non solo , ma se avendo a disposizione l’ anello di Gige uno non toccasse la roba altrui e perseguisse la giustizia passerebbe per idiota presso tutti quanti venissero a saperlo . Socrate , tuttavia , replicherà servendosi della maieutica e della suprema idea del Bene ; tracciando poi la vita dell’ uomo giusto e di quello ingiusto , pare evidente che é l’ uomo giusto a vivere serenamente , appagato dalla giustizia stessa e dal fatto di avere l’ animo in pace , mentre invece l’ ingiusto prova un senso interiore che lo tormenta e non lo lascia vivere in pace , quasi come se sentisse la mancanza di giustizia . (segue nel file da scaricare)
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