Come abbiamo già detto la conoscenza stabile ò quella basata sull’episteme, quella mutevole ed opinabile sulla doxa. Ancora una volta riscontriamo una chiara influenza pitagorica: i Pitagoriciinfatti individuarono il numero come principio della realtà e crearono una “piramide” di principi che partiva dalla coppia finiti-infinito e da lì si generavano tutte le altre coppie. Per il momento diciamo che i livelli platonici sono 4 (anche se quelli fondamentali restano 2). L’eikasia ha a che fare con la radice eik- di somiglianza, apparenza: ò opportuno tradurla con “immaginazione”, ma va depurata da tutti i significati che le attribuiamo noi; ò la capacità di cogliere le immagini; si tratta di verità addirittura inferiori a quelle del mondo sensibile e possiamo in parte identificarle con le opere d’arte, ma anche con i riflessi delle cose, come gli specchi o le superfici di laghi o fiumi: Platone aveva in mente tutte le riproduzioni del mondo sensibile; ma molti studiosi hanno anche sostenuto che nella capacità di immaginazione si possa vedere anche un primitivo atteggiamento conoscitivo: si tratta della pura e semplice sensazione; quando prendiamo in mano un quaderno abbiamo dapprima una pura e semplice percezione sensuale: notiamo la forma, il colore. . . Conoscere realmente un quaderno significa mettere insieme le sensazioni e sfruttarle; forse per capire meglio basterebbe chiudere gli occhi e stringere un libro: lo si percepirebbe con il tasto e si potrebbe immaginare cosa si vedrebbe ad occhi aperti; verso la fine del ‘600 si cominciarono ad effettuare i primi interventi di cataratta e si fecero vedere per la prima volta persone che non avevano mai visto: quando costoro riferirono le loro impressioni si scoprirono cose interessanti; per esempio non riuscirono ad identificare con la vista ciò che per anni avevano toccato; chiaramente ò molto differente da ciò che intendeva Platone, ma ci permette comunque di capire che l’oggetto della conoscenza (sebbene la conoscenza empirica sia inferiore a quella intellegibile)ò il risultato di operazioni complesse: si associano esperienze visive con esperienze tattili; tuttavia non siamo per niente sicuri che Platone ci sia davvero arrivato. La pistis, che possiamo tradurre con “credenza”ò il soggetto conoscitivo degli oggetti sensibili. Della episteme abbiamo già parlato: i suoi oggetti sono intellegibili, ma non necessariamente idee; o meglio, ci sono sì le idee, ma anche gli enti matematici che possiamo suddividere in a)geometria, b)musica, vista come rapporti matematici, c)stereometria, che ò la geometria dei corpi solidi, d)astronomia, vista come scienza del movimento dei solidi: erano le arti del “quadrivio”, diremmo oggi le materie scientifiche che già all’epoca si contrapponevano a quelle umanistiche. Dunque la dianoia corrisponde alla matematica in generale, la noesis alle idee; Platone era molto interessato di matematica (anche qui possiamo riscontrare un’influenza pitagorica) e proprio sull’entrata dell’Accademia c’era scritto “Non entri chi non conosce la matematica”: essa per Platone aveva una valenza propedeutica e di ginnastica mentale. Per un verso assomiglia alla filosofia perchò ha oggetti stabili, permanenti e non sensibili (uso sì disegni, ma per dimostrare su idee)per un altro presenta grandi limiti: si pensa sì ad idee, ma si lavora pur sempre su cose sensibili: occorre sempre l’appoggio del piano sensibile; la filosofia invece ò un percorso mentale tutto interno alle idee. La matematica ha poi bisogno di ipotesi: si parte da postulati e da definizioni: cose che vengono accettate senza venir dimostrate; la filosofia ha invece un carattere critico: non si accetta mai nessuna cosa per data e si tende a mettere sempre in discussione fino ad arrivare alla conoscenza. Bisogna infatti risalire tutte le ipotesi fino ad arrivare ad una ipotesi indiscutibile da cui derivano tutte le altre. Va poi ricordato che gli oggetti matematici sono su un piano intermedio: hanno caratteristiche di idee (l’immutabilità ) ma anche di enti empirici (la molteplicità ): molteplicità e immutabilità sono proprio 2 dei principali aspetti che differenziano il mondo sensibile da quello intellegibile; il numero 3, ad esempio, ò immutabile ma in un’espressione matematica lo si può scrivere più volte. Dianoia e noesis hanno entrambe la radice di “nous”, intelletto: la noesis ò la versione pura e senza aggiunte e si può tradurre con “intellezione”; dianoia ò più complessa perchò compare la radice “dià “, attraverso-mediante, che implica il passaggio da qualcosa a qualcos’altro e si può tradurre con “ragionamento discorsivo”: in un’espressione ci sono diversi passaggi e si passa di continuo da mondo empirico a mondo intellegibile. La noesis ò l’intellezione, la contemplazione delle idee. La diversa lunghezza dei segmenti nel disegno di prima suggerisce una chiara gerarchizzazione: un segmento più ò lungo e più ò conoscibile, vale a dire che contiene un maggior tasso di essere. Il punto di arrivo della conoscenza ò il bene in sò, l’idea di bene , che viene trattata nel paragrafo seguente .
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