La primavera è iniziata da qualche giorno e la natura, tutta, si risveglia. Anche se il tempo magari fa ancora capricci sappiamo bene che siamo protesi verso giornate sempre più piene di sole e di vitalità. Il rigoglio della natura è, probabilmente, più visibile negli alberi che, lentamente, si rivestono di foglie e fiori.
Proprio a questo aspetto guarda la poesia Dialogo tra il fanciullo e l’albero fiorito di Angiolo Silvio Novaro (1866-1938) in cui si immagina una chiacchierata tra un bimbo che vede l’albero tutto ricoperto di fiori e l’albero stesso che gli racconta le pene che ha dovuto affrontare durante la stagione invernale.
Una poesia d’altri tempi, certo, ma piena di quella delicatezza che è propria della primavera.
Dialogo tra il fanciullo e l’albero fiorito
Oh, la stranezza! Ieri,
nudo come una trave:
oggi, vestito a festa!
E spargi il tuo soave
chiaror per la foresta;
e nei venti leggieri
agiti il tuo vestito
lucente e ricamato.
o, chi te l’ha donato
o chi te l’ha cucito
cotesto bel vestito
lucente e ricamatoParla l’albero fiorito
Era ottobre, ed io languivo
con in fondo al mio pensiero
una gran malinconia;
venne un vento cattivo,
mi scrollò, mi portò via
il vestito giornaliero;
e poi venne la nebbia trista,
fumò tacita, mi avvolse,
mi bendò adagio, mi tolse
il sole dalla vista;
e poi cadde la pioggia grossa,
battiture aspre mi die’,
mi penetrò nell’ossa,
m’immollò da capo a piè;
e poi cadde la bianca neve;
fredda cadde, alta così;
tutto mi cadde addosso,
vivo mi seppellì
lo tremavo a più non posso:
«Muoio!» dicevo fra me:
ed invece sonno presi,
e dormii tanto che mai;
dormii sodo mesi e mesi,
e stamane mi svegliai;
mi svegliai ch’ero vestito
e il sol d’oro era sul prato:
ma chi me l’ha donato,
ma chi me l’ha cucito
cotesto bel vestito
lucente e ricamato,
non lo so, fanciullo mio,
lo sa Iddio.
- Tesine