POMPEO TROGO E LE STORIE FILIPPICHE. Mentre Livio aveva esaltato la missione universale di Roma, Pompeo Trogo, originario della Gallia Narbonese, pensa invece che l’impero romano è solo un momento della storia generale degli imperi. Anche l’impero romano è destinato a perire. Quella di Pompeo Trogo è una storia universale che dall’impero di Babilonia passa a quello persiano, a quello amcedone, a Roma, che ha un temibile avversario: i Parti, che probablmente prederanno il suo posto.
LE HISTORIAE PHILIPPICAE DI POMPEO TROGO. L’opera principale di Pompeo Trogo è le Historiae Philippicae, in 44 libri, quasi del tutto andati perduti. Tuttavia possiamo ricostruirne il contenuto graze all’epitome che ne fece Giustino nel II-III secolo d.C. Il titolo riprende quello dell’opera del greco Teopompo, lo storico che nella seconda metà del IV secolo aveva esaltato la figura di Filippo il Macedone. L’impero macedone occupa infatti una posizione di grande rilievo dell’opera di Trogo, occupando i libri dal VII al XL.
- I primi 6 libri comprendono la storia asiatica e greca
- i libri 41 e 42 la storia partica
- i libri 43 e 44 la storia di Roma, Marsiglia e Spagna fino ad Augusto
La sproporzione nel disegno dell’opera è indce di una posizione ideale e politica tanto più singolare ideale e poitica alquanto singolare, visto che composta nel pieno dello splendore dell’impero romano. Pompeo Trogo si rifà a Teopompo per la storia macedone, mentre per il metodo vene influenzato da Timagene, uno storico greco alesandrino dell’età di Cesare e di Augusto. La storiografia di Trogo è simbolo di indipendenza culturale della sua Gallia rispetto all’interpretazione ufficiale della storia di Roma come era stata proposta da Virgilio e Livio.
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