Il contesto di sviluppo
Dopo il fallimento della guerra del 1848- 49, nella vita politica italiana si fece strada un nuovo spirito. Nel primo periodo del Risorgimento era prevalso un entusiasmo eroico, una fiducia assoluta nelle forze ideali. Si era creduto che il desiderio di libertà, l'ardore delle convinzioni, l'offerta della propria vita bastassero a fare risorgere la patria e a restituirele l'indipendenza. Mazzini aveva sperato che gli italiani si levassero in armi simultaneamente dalle Alpi alla Sicilia, Garibaldi aveva difeso Roma e Venezia con un pugno di uomini armati dalla loro tensione ideale più che di mezzi di guerra. Dopo il 1848 ci si accorse che era stato più facile morire per la patria che restituirle l'indipendenza, e che il problema italiano non si potesse risolvere con gli accesi entusiasmi ed i sacrifici eroici. Si avviò un periodo nuovo, in cui gradualmente l'attenzione si volse agli aspetti concreti della situazione italiana, ai suoi rapporti con le condizioni generali dell'Europa. La direzione del Risorgimento passò dall'apostolato di Mazzini alle solide mani di Cavour, dai sognatori ai politici, dalla poesia ai piani diplomatici e militari. Sulla cieca fede negli ideali prevalse, cioè, il senso della realtà e l'attenta valutazione dei fatti, in un progressivo imporsi di una sempre più concreta concezione della vita e dei suoi problemi. Dopo la morte di Cavour, l'orientamento realistico divenne sempre più evidente, e crebbe ancora dopo il ' 70, e in particolare con l'avvento al potere della sinistra (1876), quando la politica interna parve unicamente rivolta alla soluzione di assillanti problemi economici e sociali. Ciò non si verificò soltanto in Italia, ma in tutta l'Europa, e non interessò unicamente la politica, ma tutti gli aspetti della vita. La filosofia idealista, che dalla Germania si era diffusa in tutti i Paesi, ed era stato il frutto migliore del romanticismo, fu sostituita dal positivismo. Alle dottrine di Hegel successero quelle di Auguste Comte (1791- 1857) in Francia, di Roberto Ardigò (1828- 1920) in Italia.
Si diede il bando alla metafisica e ci si rivolse ai "fatti", a ciò che appariva certo e tangibile. Perciò l'uomo e il suo spirito furono studiati con gli stessi procedimenti che si usavano per gli aspetti fisici della realtà, la scienza prese il posto della filosofia. In sostanza, questo nuovo orientamento dello spirito europeo si presentava come una reazione a ciò che di eccessivo e di esasperato vi era stato nel romanticismo, rappresentava un richiamo a non perdere di vista gli aspetti concreti della vita, a scendere dal mondo degli astratti ideali a quello dell'esistenza quotidiana. Non era dunque il sorgere di un nuovo pensiero filosofico, di un'epoca nuova della civiltà, ma piuttosto un invito a trasferire i sentimenti dela vaga sfera in cui si erano indugiati a quella positiva del concreto agire e operare, a disciplinare gli entusiasmi e le passioni con un più robusto freno della ragione, a provare la loro validità nel contatto con la "prosa della vita".
Nella seconda metà dell'Ottocento ci si allontana sempre di più decisamente dalle effusioni sentimentali, dalle forme vaghe e indefinite, dall' accesa oratoria, e si mira a una rappresentazione oggettiva, a un' espressione più concreta. Al tono prevalentemente lirico dei romantici succede così un atteggiamento narrativo. Sorge la letteratura del realismo.
Il realismo non fu un fenomeno italiano ma europeo. Perciò, come già era avvenuto per l'illuminismo e per il romanticismo, anche il realismo sorge quasi completamente in tutte le Nazioni. E' vana fatica cercare quale sia la Patria d' origine o d'irradiazione, anche se è vero che esso ebbe forme intense ed appariscenti in alcune parti d'Europa più che in altre, più oltr'alpe che in Italia, e che noi ricevemmo allora dalla letteratura francese, da Flaubert, da Daudet, da Balzac, De Goncourt e da Zola, gli esempi più efficaci del nuovo indirizzo.
Con il nome di realismo s'intende significare l'indirizzo comune a tutte le manifestazioni di quell'epoca, dalle politiche alle filosofiche, dalle letterarie alle artistiche, poichè in tutte si può vedere un uguale orientamento verso una più concreta visione della vita.
Nel campo letterario, il movimento assume i nomi di naturalismo e di verismo, in corrispondenza con due correnti, affini fra loro ed entrambe legate all'indirizzo generale dei tempi, ma distinte dal diverso grado con cui aderirono alle nuove idee.
Il naturalismo ebbe il suo centro in Francia, e i suoi maggiori esponenti furono Emile Zola e i De Goncourt; il propagandista del movimento fu Hippolyte Taine. Questa corrente sosteneva che l'artista deve raccogliere dei "documenti umani", studiarli e descriverli con l'impersonale freddezza che adoperano i fisiologi ed i patologi dinanzi alle malattie.
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