Prima Prova Maturità: Traccia su Eugenio Montale | StudentVille

Prima prova Maturità: analisi del testo su Montale svolta

Analisi del testo Prima prova Maturità 2012: svolgimento della traccia Ammazzare il tempo di Montale
Analisi del testo Prima prova Maturità 2012: svolgimento della traccia Ammazzare il tempo di Montale

Prima prova: analisi del testo svolta

Traccia del Miur: risposte alle domande sul brano di Eugenio Montale Ammazzare il tempo (da Auto da fé. Cronache in due tempi, Il Saggiatore, Milano 1966)

Il brano, tratto da Auto da fè. Cronache in due tempi, parla della necessità umana di colmare i vuoti presenti nello scorrere del tempo.
Il poeta afferma che le questioni di ordine storico prima o poi si risolveranno, e qualsiasi guerra o problema mondiale non impedirà il progresso industriale. Infatti, nonostante le distruzioni, il mondo si ricostituirà sempre nell’arco di pochi decenni.

Quello che invece impedisce di crescere e progredire è lo spirito di conservazione. Persino i genocidi e la distruzione di oggetti possono essere positivi per il genere umano. L’uccisione del tempo invece è un problema per tutta l’umanità. Montale non si riferisce al lavoro delle macchine che ridurrà le ore lavorative, ma al tempo che la riduzione delle ore lavorative lascerà libero. Si lavora per l’utilità dell’uomo e per avere più servizi, ma soprattutto per ridurre al minimo il tempo libero. L’uomo è occupato anche quando fa cose inutili, perché in questo modo ci si può allontanare dal “pericoloso mostro”. Non si può ammazzare il tempo senza riempirlo di azioni, e sono pochi coloro che riescono a reggere quel vuoto nello spazio temporale. Da qui deriva la necessità di fare qualcosa.

Il poeta crede che qualsiasi problema, anche a livello planetario, è da ritenersi risolvibile. Infatti, cita come esempi il futuro status di Berlino e un’eventuale guerra atomica che potrebbe distruggere l’umanità. Tutto ciò non potrà impedire all’umanità di progredire, di andare avanti, dunque questi non sono problemi rilevanti, ma si possono risolvere tranquillamente.

Il vero problema per Montale è “ammazzare il tempo”, riuscire cioè a far trascorrere delle ore, dei periodi, senza avere vuoti temporali, senza fare qualcosa sia di positivo e utile, come lavorare, sia di futile, come guardare una partita di cacio.

Quindi, per colmare i vuoti del tempo, provocati dal progresso in campo lavorativo, in particolare dall’invenzione delle macchine, cresce la necessità di trovarsi qualcosa da fare e dunque aumentano i bisogni inutili, che servono solo a far passare il tempo. Per questo motivo verranno inventati nuovi tipi di lavoro, soprattutto per fornire un’occupazione a coloro che, per colpa delle macchine, sono rimasti senza lavoro.

Montale esprime il proprio pensiero con una certa ironia, infatti è chiaro che il pericolo di una guerra e di una bomba atomica sono problemi molto gravi. Il poeta invece ne minimizza gli effetti per cercare di mettere in risalto la sua opinione riguardo il passare del tempo. Lo scorrere del tempo è paragonato a un mostro che ci sta con il fiato sul collo, e la società è vista come una vittima che pur di sfuggirgli trova passatempi inutili che sembrano efficaci. Solo pochi uomini riescono a fronteggiare quel vuoto temporale temuto da tutta la società, e questi sembrano quasi degli eroi che emergono dalla massa impaurita.

Questo tipo di approccio all’esistenza si riscontra anche nelle altre opere di Montale, e in generale è uno specchio del pessimismo che si è delineato nel corso del Novecento. Il mondo montaliano è un universo di sconfitta e di disillusione, dove solo una qualche “occasione” offre una via di salvezza. È la poetica del “male di vivere” per cui non ci sono certezze né risposte. Da ciò deriva un linguaggio poetico, ma anche prosastico, molto incisivo e compatto. Partendo dagli oggetti, dove ritrova l’eco di una condizione soggettiva, Montale cerca di trovare la chiave per comprendere quel qualcosa a cui le parole non arrivano. Infine, nelle ultime raccolte, il poeta si relaziona con il mondo guardandolo sempre con una certa ironia mista a scetticismo, riflettendo in questo modo sul fatto che la contemporaneità stia portando l’umanità sull’orlo di un fallimento.

Le parole di Montale di allora hanno abbastanza attinenza con la realtà attuale, preannunciano infatti l’aumento delle macchine nel lavoro e la diminuzione dei posti di lavoro. Completa il quadro l’effettiva invenzione di nuovi lavori per risolvere il problema della disoccupazione, lavori di ultima generazione che un tempo sembravano essere inutili. Il risultato, in effetti, è esattamente quello previsto dal poeta: il mondo di oggi è incapace di star fermo e passa il suo tempo a produrre o a ritagliarsi tempo che tenta in tutti i modi di ammazzare grazie a quanto ha prodotto. Le sue parole, quindi, ci giungono come un monito a cui cercare di dare ascolto.

  • 900
  • Eugenio Montale
  • Letteratura Italiana - 900

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