Sed tu mihi
videbare ex communi infamia iuventutis aliquam invidiam Caelio velle conflare; itaque omne illud silentium, quod est orationi
tributum tuae, fuit ob eam causam, quod uno reo proposito de multorum vitiis cogitabamus. Facile est accusare luxuriem. Dies
iam me deficiat, si, quae dici in eam sententiam possunt, coner expromere; de corruptelis, de adulteriis, de protervitate, de
sumptibus immensa oratio est. Ut tibi reum neminem, sed vitia ista proponas, res tamen ipsa et copiose et graviter accusari
potest. Sed vestrae sapientiae, iudices, est non abduci ab reo nec, quos aculeos habeat severitas gravitasque vestra, cum eos
accusator erexerit in rem, in vitia, in mores, in tempora, emittere in hominem et in reum, cum is non suo crimine, sed multorum
vitio sit in quoddam odium iniustum vocatus.
Versione tradotta
Oltretutto mi è sembrato che tu volessi accendere un odio
verso Celio con accuse che si possono lanciare ad ogni giovane. E così tutto quel silenzio che ha accompagnato il tuo discorso
ha avuto questa causa, che tu ci proponevi un solo colpevole ma noi pensavamo alle colpe di molti. E' facile fare
un'accusa di lusso eccessivo. Non mi basterebbe un giorno intero se cercassi di tirar fuori tutte le cose che si possono
dire a tale proposito. E' lungo il discorso sulla corruzione, sull'adulterio, sulla sfrontatezza, le spese eccessive. E
sebbene tu non esponga nessun imputato ma solo i vizi in generale, tuttavia lo stesso argomento può essere accusato ampiamente
e solidamente. Ma,o giudici, sta alla vostra sapienza non farvi distogliere dall'imputato e la vostra rigidità e severità
non mandi quegli aculei che l'accusatore ha indirizzato contro i vizi, i costumi, contro i tempi, su un solo uomo e imputato
(Celio), essendo chiamato contro un odio ingiusto non per colpa sua ma per la cattiva condotta di molti.
- Letteratura Latina
- Pro Caelio di Cicerone
- Cicerone