Pro Caelio, 37 - Studentville

Pro Caelio, 37

Redeo nunc ad te, Caeli, vicissim ac mihi auctoritatem patriam severitatemque suscipio. Sed

dubito, quem patrem potissimum sumam, Caecilianumne aliquem vehementem atque durum:
Nunc enim demum mi animus ardet, nunc

meum cor
cumulatur ira
aut illum:
O infelix, o sceleste! Ferrei sunt isti patres:
Egon quid dicam, quld velim? quae

tu omnia
Tuis foedis factis facis ut nequiquam velim,
vix ferendi. Diceret talis pater:
“Cur te in istam vicinitatem

meretriciam contulisti? cur illecebris cognitis non refugisti?
Cur alienam ullam mulierem nosti? Dide ac disice;
Per me

tibi licet. Si egebis, tibi dolebit, non mihi.
Mihi sat est qui aetatis quod relicuom est oblectem meae.”

Versione tradotta

Ora torno da te, Celio, a mia

volta mi assumo l'autorità e la severità di padre. Ma non so quale modello di padre preferire, se quello Ceciliano

scollerico e inflessibile: 'Adesso il mio animo è infiammato, adesso il mio cuore gonfio d'ira' o quello 'O

infelice, o delinquente!'
Questi padri sono inflessibili!: 'Ed io cosa posso dire? Cosa volere? Tu che con le tue

turpi azioni rendi inutile tutto ciò che vorrei .Si sopportano a stento. Un tale padre potrebbe dire: 'Perché sei andato ad

abitare accanto a una donnaccia? Perché non hai evitato conoscenze illecite? Perché hai fatto conoscenza con la donna di un

altro? Spendi e spandi, per quanto mi riguarda puoi farlo.
Se ti ridurrai in miseria peggio per te. A me basta spassarmela

per il resto della mia vita.

  • Letteratura Latina
  • Versioni di Catone
  • Cicerone

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