ADDIO AI MONTI DI LUCIA: ANALISI E COMMENTO DEL CAPITOLO 8 DEI PROMESSI SPOSI DI ALESSANDRO MANZONI
L’addio ai mondi di Lucia, descritto nel capitolo VIII dei Promessi Sposi di Manzoni, è un brano caratterizzato da una forte liricità. Cerchiamo di leggere il passo e di analizzare e commentare in modo approfondito.
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Senza aspettar risposta, fra’ Cristoforo, andò verso la sagrestia; i viaggiatori usciron di chiesa; e fra Fazio chiuse la porta, dando loro un addio, con la voce alterata anche lui. Essi s’avviarono zitti zitti alla riva ch’era stata loro indicata; videro il battello pronto, e data e barattata la parola, c’entrarono. Il barcaiolo, puntando un remo alla proda, se ne staccò; afferrato poi l’altro remo, e vogando a due braccia, prese il largo, verso la spiaggia opposta. Non tirava un alito di vento; il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l’ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava da mezzo il cielo. S’udiva soltanto il fiotto morto e lento frangersi sulle ghiaie del lido, il gorgoglìo più lontano dell’acqua rotta tra le pile del ponte, e il tonfo misurato di que’ due remi, che tagliavano la superficie azzurra del lago, uscivano a un colpo grondanti, e si rituffavano. L’onda segata dalla barca, riunendosi dietro la poppa, segnava una striscia increspata, che s’andava allontanando dal lido.
I passeggieri silenziosi, con la testa voltata indietro, guardavano i monti, e il paese rischiarato dalla luna, e variato qua e là di grand’ombre. Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne: il palazzotto di don Rodrigo, con la sua torre piatta, elevato sopra le casucce ammucchiate alla falda del promontorio, pareva un feroce che, ritto nelle tenebre, in mezzo a una compagnia d’addormentati, vegliasse, meditando un delitto. Lucia lo vide, e rabbrividì; scese con l’occhio giù giù per la china, fino al suo paesello, guardò fisso all’estremità, scoprì la sua casetta, scoprì la chioma folta del fico che sopravanzava il muro del cortile, scoprì la finestra della sua camera; e, seduta, com’era, nel fondo della barca, posò il braccio sulla sponda, posò sul braccio la fronte, come per dormire, e pianse segretamente.
Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio!
Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti. Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno!
Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia, e poco diversi i pensieri degli altri due pellegrini, mentre la barca gli andava avvicinando alla riva destra dell’Adda.
CAPITOLO 8 PROMESSI SPOSI: L’ADDIO AI MONTI DI LUCIA
Nel famoso passo del capitolo 8 dei Promessi Sposi l’allontanamento forzato di Lucia dal proprio luogo natìo viene analizzato attraverso l’approfondimento psicologico della giovane che abbandona la propria terra. La ragazza osserva attentamente il paesaggio con stati d’animo contrapposti: il palazzo di don Rodrigo le incute paura, mentre la casa che avrebbe dovuto essere la dimora sua e di Renzo viene osservata con tristezza e nostalgia. Viene messa in evidenza la condizione emotiva di Lucia che guarda dalla barca in movimento il suo paese natio che piano piano si allontana, esaminando ogni particolare significativo che le ricorda tutto quello che ha vissuto.
Manzoni, dopo aver descritto i gesti di Lucia, approfondisce i sentimenti dei personaggio allargandoli poi alla situazione generale di chi è costretto ad allontanarsi dalla propria terra. Il tema dell’esilio si ripropone in maniera diversa, approfondito nell’analisi delle reazioni spontanee nel momento del doloroso distacco dalle cose e dalle persone care. Vengono presentate due situazioni di allontanamento differenti:
- La prima si riferisce alla partenza di chi lascia la propria terra volontariamente, immaginando una vita diversa, sperando di trovare fortuna altrove e pensando di ritornarvi da persona diversa.
- La seconda situazione ci propone invece la figura dell’esule che è costretto ad abbandonare il proprio paese, le proprie abitudini senza volerlo; il paese in cui aveva fatto progetti di tutta una vita e che non pensava di dover abbandonare. Ora lo attendono un terra e persone che non ha mai voluto di conoscere. Quando potrà tornare al suo paese? Probabilmente mai.
In ogni caso, la conclusione del passo è caratterizzata dalla fede nella Provvidenza divina: il dolore causato da Dio è solo per preparare ad una gioia più grande, dunque occorre avere fede e saper essere pazienti.
Se vuoi un’analisi più approfondita leggi qui: Addio ai Monti di Lucia: riassunto e commento
I PROMESSI SPOSI DI ALESSANDRO MANZONI: APPUNTI E RISORSE PER LO STUDIO
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