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Psicologia dello sviluppo

Cos'è la psicologia dello sviluppo, cosa studia e le teorie fondamentali.

PSICOLOGA DELLO SVILUPPO. Il cambiamento. Parte tutto da qui. La nostra intera esistenza si basa sul cambiamento e non c’è quindi da stupirsi se una vasta area della psicologia si dedica completamente ad esso. La psicologia dello sviluppo, infatti, è lo studio delle caratteristiche e delle capacità umane, del loro sviluppo e delle loro trasformazioni, a partire dalla comprensione dei  processi ad esse sottostanti. Dati questi presupposti, le aree di indagine privilegiate sono l’infanzia, la fanciullezza e l’adolescenza.

PSICOLOGIA: COSA SIGNIFICA SVILUPPO. Ci sono diversi punti di vista circa la concettualizzazione di sviluppo, riconducibili al fatto che si attribuisca al cambiamento natura di tipo qualitativo o quantitativo: nel primo caso lo sviluppo concerne la manifestazione di nuove capacità o la trasformazione di competenze già esistenti,  mentre nel secondo implica la graduale acquisizione di cambiamenti e il loro accumulo nel tempo. Distinguiamo quindi teorie come quelle comportamentiste, che adottano il punto di vista quantitativo e pongono l’accento sulle influenze ambientali, e le teorie organismiche, che adottano invece il punto di vista qualitativo e considerano il bambino un attivo costruttore delle proprie conoscenze.
Alcune teorie enfatizzano il valore dei fattori genetici, altre quello dei fattori ambientali, altre ancora concepiscono il cambiamento come un processo caratterizzato o meno da continuità. In ogni caso, sono tutte catalogabili come appartenenti ad almeno uno dei principali approcci allo studio dello sviluppo: l’approccio comportamentistico, quello organismico e quello psicanalitico.
L’ottica comportamentistica, nella sua versione più radicale, considera l’individuo come soggetto a un continuo processo di modellamento da parte dell’ambiente secondo i principi del condizionamento classico ed operante; in questo caso lo sviluppo consiste nel bagaglio di risposte che il bambino ha appreso, e che continua ad apprendere, per via di influenze esterne dalle quali è plasmato. Partendo da presupposti simili ma meno estremi, la teoria dell’apprendimento sociale di Bandura sottolinea come certi apprendimenti, nei quali il bambino è ora implicato più o meno attivamente, si possano acquisire per osservazione ed imitazione, per via di rinforzi intrinseci o senza rinforzo alcuno.
Il punto di vista organismico, invece, considera il bambino come spontaneamente teso  a realizzarsi, ad esprimere il proprio potenziale. In quest’ottica, la costruzione delle conoscenze e il cambiamento prevedono un ruolo attivo nel bambino coinvolto in una continua interazione con l’ambiente, e lo sviluppo  si configura come il prodotto della coordinazione fra le due parti.
Infine, il punto di vista psicanalitico enfatizza l’aspetto simbolico dell’essere umano e l’importanza della capacità di attribuire significato, capacità attraverso la quale viviamo e superiamo i conflitti interni i quali, a loro volta, portano al cambiamento. Tuttavia, al di fuori di questi tre approcci, è necessario sottolineare il contributo che Urie Brofenbrenner, attraverso la sua teoria ecologica dello sviluppo, ha portato alla psicologia attraverso una ridefinizione del concetto di contesto, qui analizzato attraverso lo studio delle relazioni fra i diversi sistemi (microsistema, mesosistema, esosistema, macrosistema) e gli elementi di cui si questi ultimi si costituiscono. Si noti come passando dal microsistema e arrivando al macrosistema,il contesto viene inizialmente analizzato nella sua “struttura fisica” per poi via via spostare l’attenzione su elementi di contesto più relazionali: ad esempio, Il microsistema famiglia è legato al microsistema scuola e inserito in un mesosistema che li comprende entrambi, a sua volta inserito in un esosistema che riguarda le condizione di vita e di lavoro della famiglia, nonché le condizioni della scuola, e che soggiace alle regole e alle caratteristiche socioculturali dell’ambiente che costituiscono il macrosistema.
Per quel che riguarda lo studio dello sviluppo cognitivo nello specifico, si osservi come i tre approcci qui distinguibili siano simili e almeno in parte sovrapponibili a quelli sopra citati.
L’ottica maturazionista, nella quale ritroviamo studiosi quali Gesell e Chomsky, considera la regolazione della comparsa di nuove capacità cognitive come sottostante ai meccanismi di maturazione e enfatizza il ruolo che la base biologica e il programma genetico giocano in questo processo.
L’approccio comportamentista, considerando la cognizione un comportamento al pari di altri, sottolinea il controllo che l’ambiente esercita su di essa attraverso il modellamento.
Infine il punto di vista costruttivista, promosso da Piaget, considera il bambino protagonista attivo nella costruzione delle proprie conoscenze sul mondo e su di sé attraverso un’interazione di mutua influenza con l’ambiente.

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