Quanto percorso compie il sole che (oscillando nel suo moto apparente fra i due tropici) pare sempre giocare come un
fanciullo, tra l’inizio del giorno e la fine dell’ora terza, altrettanta parte del suo cammino, sembrava ormai gli fosse
rimasta per arrivare al tramonto; nel purgatorio era il vespero, e in Italia era mezzanotte.
E i raggi del sole ci
colpivano in pieno viso, perché avevamo percorso ( da oriente ad occidente) tanta parte del monte, che ora camminavamo verso
occidente in linea retta,
allorché sentii i miei occhi abbassarsi di fronte alla luminosità (dell’angelo) molto più di
prima (davanti alla luce del sole), e questa cosa nuova mi era motivo di stupore:
per cui portai le mani all’altezza dei
miei occhi, e mi riparai dal sole, con un gesto che attenua l’eccesso della luce.
Come quando un raggio di sole (che è
stato riflesso) rimbalza dalI’acqua o dallo specchio, nella parte opposta (a quella da cui era venuto), risalendo in base alla
stessa leggeper cui era disceso, e si allontana dalla perpendicolare di uno spazio uguale a quello di cui si era allontanato
cadendo, secondo quanto dimostrano l’esperienza e la scienza,
con la stessa intensità di quel raggìo mi sembrò di essere
colpito da una luce riflessa che si trovava dinanzi a me; per la qual cosa i miei occhi furono pronti a sottrarvisi.
« Che
luce è, dolce Virgilio, quella da cui non posso difendere la vista in modo da poterla sostenere » dissi, « e che sembra
avanzare verso di noi? »
« Non ti stupire, se gli angeli ti abbagliano ancora (non essendo completa la tua purificazione)»
mi rispose: « è un messaggero celeste che giunge ad invitare all’ascesa.
Presto accadrà che non ti sarà più faticosa la
vista di queste cose, ma ti sarà piacevole nella misura in cui le tue facoltà naturali ti permetteranno di sentire. »
Dopo
che giungemmo davanti all’angelo benedetto, egli con voce lieta ci disse: « Procedete da questa parte », per una scala meno
ripida delle altre due.
Noi salivamo, dopo esserci già allontanati da lì, quando dietro a noi l’angelo cantò: « Beati i
misericordiosi! » e « Godi tu che vinci (il peccato)! »
Nel secondo girone, quello degli invidiosi, viene cantata la quinta
beatitudine del discorso della montagna (Matteo V. 7), contrapponendo all’invidia la misericordia; l’espressione Godi tu che
vinci è da alcuni commentatori rìferita alla seconda parte della beatitudine (“perché otterranno misericordia”), da altri, e
più giustamente, alle parole conclusive di tutte le beatitudini: “rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieIi” (Matteo V, 12).
Il mio maestro, ed io, soli, salivamo entrambi; ed io pensai, mentre continuavo a
camminare, di trarre profitto mediante le sue parole;
allora mi rivolsi a lui con questa domanda: « Che cosa volle dire
l’anima del romagnolo Guido del Duca, accennando a “divieto” e “partecipazione” ? »
Per cui egIi: « Ora conosce gli effetti
dannosi del suo peccato principale (di sua maggior magagna, cioè l’invidia); e perciò non sia motivo di meraviglia se egli
rimprovera gli uomini affinché ne possano piangere dì meno le conseguenze.
L’invidia vi fa sospirare, perché i vostri
desideri si rivolgono verso i beni terreni dove per il fatto che altri vi parteciparlo diminuisce la parte che tocca a
ciascuno.
Ma se l’amore dei beni spirituali piegasse verso l’alto i vostri desideri, nel vostro cuore non vi sarebbe quel
timore (di essere privati dagli altri di una parte dei vostri beni materiali),
poiché, in paradiso, quanto più numerosi sono
coloro che posseggono il bene comune (per quanti si dice più… “nostro”: quanto più numerosi sono coloro che dicono “nostro”),
tanta più grande è la quantità di bene che possiede ciascuno, e tanto più intenso è l’amore che arde in quella comunità
».
« Sono più insoddisfatto » risposi, « di quanto sarei se prima avessi taciuto, perché la mia mente ha ora dubbi più
grandi.
Come può avvenire che un bene distribuito fra più possessori li renda possessori di una quantità più grande, che non
se viene diviso fra pochi?»
Ed egli mi rispose: « Per il fatto che tu continui a tenere rivolta la mente solo ai beni
terreni, raccogli solo tenebre dalla luce di verità delle mie parole.
Dio, quel bene infinito ed indicibile che è nei cieli,
si concede prontamente all’anima che arde d’amore così come un raggio di sole corre verso un corpo capace di
rifletterlo.
Tanto più si concede quanto più grande è l’ardore (dell’anima verso di Lui); così che, nella misura in cui
l’amore si dispiega nell’anima, cresce sopra di essa la luce divina.
E quanto più numerosi sono coloro che in paradiso si
amano, tanto più si crea la possibilità di un santo amore, e tanto più si amano tra di loro, e l’uno riflette sull’altro la
luce ricevuta da Dio come uno specchio.
E se il mio ragionamento non ti soddisfa vedrai Beatrice, ed ella scioglierà
completamente questo e qualsiasi altro dubbio.
Cerca in ogni modo che ti siano presto cancellati, come lo sono già stati i
primi due, i cinque segni. che si rimarginano solo con il dolore del pentimento ».
Nel momento in cui volevo dire “Mi hai
persuaso”, mi accorsi di essere giunto nell’altro girone, per cui il desiderio di vedere mi fece tacere.
Lì mi parve di
essere improvvisamente rapito in estasi, e di vedere numerose persone raccolte in un tempio;e (mi parve di vedere) una donna,
sulla soglia che con il tenero atteggiamento di una madre diceva: «Figlio mio, perché hai agito tosi verso di noi ?
Ecco che
tuo padre ed io, addolorati, ti stavamo cercando ». E non appena la voce a questo punto tacque: la prima visione
scomparve.
Poi mi apparve un’altra donna con il volto rigato dalle lagrime che il dolore suscita quando (nell’animo) nasce
un grande sdegno verso gli altri, e diceva: « Se tu sei signore della città per il cui nome gli dei gareggiarono accanitamente
tra loro, e dalla quale risplende nel mondo ogni scienza,vendicati, o Pisistrato, di quelle braccia che osarono stringere
nostra figlia». E vedevo il sovrano, benevolo e mite,risponderle con volto atteggiato a moderazione: «Che cosa faremo a chi
desidera il nostro male, se condanniamo chi ci ama? »
Poi vidi un gruppo di persone accecate dall’ira che lapidavano un
giovanetto, gridandosi forte, reciprocamente: «.Uccidi, uccidí! »
E lo vedevo accasciarsi, per la morte che già gli era
sopra a terra, ma teneva gli occhi sempre aperti verso il cielo,
pregando Dio, in tanta sofferenza, di perdonare ai suoi
persecutori, con quell’atteggiamento che suscita la pietà.Quando la mia anima ritornò a percepire le cose che fuori di essa
hanno una loro realtà, compresi che le visioni erano irreali (errori: cioè non esistenti di per sé), ma effettivamente
viste.
La mia guida, che mi poteva vedere nello stesso atteggiamento di un uomo che si scioglie dal sonno, disse; « Che hai
che non puoi reggerti bene,ma per più di mezza lega hai camminato con gli occhi semichiusi e con le gambe quasi legate, come un
uomo vinto dal vino o dal sonno? »
« O dolce Virgilio, se tu mi presti ascolto, io ti descriverò » dissi ,«ciò che. mi
apparve quando mi fu a quel modo tolto l’uso normale delle gambe. »
Ed egli: « Anche se tu avessi il volto celato da cento
maschere, i tuoi pensieri, per quanto piccoli, non mi resterebbero nascosti.
Le visioni apparvero affinché tu non rifiuti di
aprire il tuo cuore al sentimento di mansuetudine che sgorga dalla fonte eterna di Dio.
Non, ho chiesto “Che cos’hai” per
la ragione per la quale lo domanda colui che, quando un altro giace col corpo privo di forze, vede solo con l’occhio materiale
(l’occhio che non vede, cioè l’occhio capace di cogliere solo gli aspetti esteriori, ma non quelli interiori, delle cose e
che; in questo caso, non può capire il motivo per cui il corpo è disanìmato); ma ho fatto quella domanda per spronare il tuo
piede: così è necessario stimolare i pigri, che sono lenti a riprendere la loro attività quando essa (dopo un periodo di sonno
o di smarrimento) ritorna ».
Noi procedevamo nella sera, intenti a guardare davanti a noi per quanto potevano spingersi
lontano i nostri occhi che avevano di fronte gli ultimi ma luminosi raggi del sole.
Ed ecco avvicinarsi a noi a poco a poco
un fumo scuro come la notte; e non c’era un luogo dove ripararsida quello: questo fumo ci tolse la vista delle cose e l’aria
pura.
- 200 e 300
- Parafrasi Purgatorio
- Dante
- Letteratura Italiana - 200 e 300