Kierkegaard afferma che l'uomo dispone di fondamentali possibilità cioè, può scegliere tra tre alternative dell'esistenza. Questi stadi sono: la vita estetica, la vita etica e quella religiosa. Gli stadi non possono hegelianamente fondersi in una sintesi dialettica come fossero stadi di un unico sviluppo ma tra di essi vi è una rottura totale, ogni alternativa esclude l'altra. Lo stadio estetico è la forma di vita di chi esiste nell'attimo, di colui che rifiuta la ripetitività e ogni tipo di vincolo durevole nel tempo ma, all'insegna dell'avventura, esalta tutte le nuove emozioni. Questo stadio di gioia e di ebbrezza intellettuale continue, è destinato alla noia e al fallimento esistenziale perché l'esteta che finisce per rinunciare alla propria identità, avverte il vuoto della propria esistenza senza centro né senso. Mentre, nello stadio etico, l'uomo assume la responsabilità della propria libertà e all'insegna della continuità rimane fedele ad un modello universale di comportamento. Anche se la vita etica è ad un piano superiore rispetto a quella estetica, in quanto l'uomo etico riesce a cogliere il senso di sé, anche essa è destinata al fallimento. Due stadi, uno tendente all'avventura, l'altro al rigore ma comunque destinati al fallimento.
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