L'affresco del Parnaso a Villa Albani (1761) è il "manifesto" di questo colossale rinnovamento. Autore dell’opera fu Anton Raphael Mengs, nato in Boemia nel 1728 e morto a Roma nel 1779. Pittore e teorico del movimento, il suo dipinto-manifesto è ispirato all'omonima opera di Raffaello. Il Neoclassicismo rappresenta il superamento del barocco e rococò, in cui l’arte vuole realizzare una “filosofia del bello”. Il concetto di estetica nasce appunto nel XVIII sec., sotto l’influenza illuminista, cosichè, l’arte adotta metodi di ricerca scientifica, si fonda come scienza autonoma, cioè scienza del bello. Fondamentale per l’interesse rivolto all’arte antica, fu il contributo dell'archeologo, storico dell'arte Johann Joachim Winckelmann, che teorizzava il ritorno alla classicità, rivista però con uno spirito del tutto nuovo: è il concetto di bello ideale a porre le basi dello stile Neoclassico. L’imitazione dei grandi del passato è per Mengs fondamentale per raggiungere la bellezza perfetta (“la bellezza è la rappresentazione senza difetti di un'idea, poiché l'arte ha la potenzialità di superare la natura. La cosa più desiderabile nella pittura, consiste nel saper riconoscere le cose belle della natura e depurarle da tutte le carenze”). Nell’opera di Mengs, sono ben visibili i contenuti neoclassici: la composizione è perfettamente composta e semplificata, quasi priva di profondità e movimento, tipico degli affreschi ercolanesi e dei dipinti di Raffaello. E’ assente la prospettiva illusionistica barocca e le manifestazioni sfarzose. Al centro la figura del cardinale rappresentato come Apollo, protettore delle arti, è circondato dalle nove muse. Ogni figura assume la posizione che più gli si aggrazia, in armonia e bellezza ideale. Tutto si svolge con compostezza e austerità, l’unico elemento più dinamico è costituito da due danzatrici, che riprendono scene degli affreschi pompeiani, che in quegli anni vedono la luce, grazie all’inizio dei lavori di scavo.
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