Marx intendeva con alienazione la condizione storica del lavoratore inserito in una società capitalistica che si trova scisso e sottomesso ai prodotti e alla sua stessa attività e così alienato dalla condizione propria di uomo nel mondo. Per Sartre la possibilità dell'alienazione risiede nel rischio che l'uomo possa divenire succube dei prodotti stessi della sua attività. Ciò può avvenire sia nei rapporti che l'uomo ha con la natura che con gli altri uomini. Nel primo caso, in sintonia con Marx, egli afferma che l'uomo oggettivato con il lavoro in una società capitalistica e industriale diviene alienato rispetto ai prodotti e al senso umano stesso del lavoro. Nel secondo caso, Sartre afferma che con l'istituzionalizzazione del gruppo sociale si rischia l'alienazione, in quanto gli individui spogliati della loro individualità e della libera mediazione con gli altri divengono estranei l'uno dall'altro e alla reale comunità. In questo caso si nota la critica al materialismo marxista che tende al settarismo e all'eliminazione della soggettività.
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