“In scultura come in pittura non si può rinnovare se non cercando lo stile del movimento”. E’ il principio sul quale si basa il rinnovamento della pittura e scultura nel primo decennio del ‘900, a seguito della rivoluzione culturale animata dal Futurismo. L’artista moderno incarna tutti i fondamentali ideali del Futurismo: l’arte diventa espressione del progresso tecnologico e della percezione della velocità e dinamismo della macchina. In pittura come nella scultura gli stimoli provengono da un comune impulso, quello del nuovo mezzo meccanico e del fascino sorprendente del funzionamento degli ingranaggi.
La percezione della velocità è data dalle linee e dalla scomposizione delle forme. L’energia del moto è come se si materializzasse, viene resa visibile nella rappresentazione mentre, la forma originaria dell’oggetto, va annullandosi a poco a poco (si pensi a Ritmi del violinista del 1912 e Dinamismo di un cane a guinzaglio di Giacomo Balla). Ciò che accade nella scultura futurista è ancor più sorprendente poiché, lo stesso concetto di dinamismo e simultaneità, viene applicato su un oggetto apparentemente immobile. Umberto Boccioni, che come gli altri futuristi, affronta la questione della dinamicità, riesce, ad esempio, nelle Forme uniche della continuità nello spazio del 1913, e nella serie dei Dinamismi a “materializzare l’energia direzionale del moto”, annullando la forma reale, ma senza dirigersi verso l’astratto totale.
Nel Manifesto della Scultura Futurista del 1912, Boccioni, predica infatti l’affermazione di una plastica totalmente spaziale: L’oggetto viene realizzato nella sua forma reale e poi trasformato , plasmato man mano dallo spazio che visibilmente – invisibilmente occupa.
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