L’antefatto, l’ira di Achille, la morte di Patroclo, la caduta di Troia
Vuoi un riassunto breve dei canti dell’Iliade? Ci pensiamo noi, se non sai come districarti tra compiti e interrogazioni. Però, prima di iniziare, devi sapere che l’Iliade è uno dei più maestosi poemi epici della letteratura dell’antichità ed è ancora uno dei punti fermi dell’insegnamento a scuola. Siamo certi quindi anche tu dovrai affrontare la comprensione e l’analisi del poema, dunque proponiamo un riassunto breve ma esaustivo e dettagliato dell’opera di Omero, che si compone di 24 libri o canti, per un totale di 15.688 versi in esametri dattilici. Per prima cosa devi sapere che l’Iliade narra l’ira di Achille, eroe greco e il titolo deriva da Ílion, l’altro nome dell’antica Troia, cittadina dell’Ellesponto. L’epopea omerica racconta le vicende di un breve periodo della storia della guerra di Troia (che dura bene 10 anni), accadute nei cinquantuno giorni dell’ultimo anno di guerra. Procediamo quindi con il riassunto breve dell’Iliade contenente tutti i punti cardine della vicenda.
L’antefatto
Tutto ha origine da un antefatto mitico: ai festeggiamenti per il banchetto di nozze fra Teti, ninfa del mare, e Peleo, cioè i genitori di Achille, furono invitati tutti tranne Eris, la dea della discordia. Così la dea, non contenta dell’esclusione, per vendicarsi, getta sul tavolo un pomo d’oro con scritto “alla più bella”. A questo punto Afrodite, Era e Atena cominciano a litigare senza venire a capo della questione e chiedono al capo degli dei, Zeus, di scegliere la più bella tra loro. Zeus prende la sua decisione: affida il difficile compito a Paride, il più bel giovane del mondo troiano. Afrodite, Era e Atena offrono al giovane ogni sorta di cose per ottenere il suo voto ma, alla fine, Paride sceglie il dono più grande, cioè l’amore della donna più bella del mondo: la spartana Elena.
L’ira di Achille
Da questo punto in poi, dopo il racconto dell’antefatto, si apre il poema vero e proprio. Paride, accecato dall’amore per la regina spartana, la rapisce per portarla con sé a Troia. Questo fatto gravissimo è per i greci un facile pretesto per dichiarare guerra a Troia, così prendono la palla al balzo e approfittano del rapimento per condurre guerra contro la città. Elena era la moglie di Menelao, re di Sparta, e per nessun motivo al mondo lui poteva rinunciare alla sua consorte, né subire questo gravissimo affronto, così si reca dal fratello Agamennone, re di Micene, che approfitta di questo errore del giovane troiano per muovere guerra. Chiama a raccolta tutti i greci che rispondono al suo appello e tutta la Grecia achea si mobilita per vendicare l’offesa.
Troia però è una città ben organizzata e difficile da espugnare, nonostante gli sforzi achei. L’assedio alla città dura 9 lunghissimi anni; non mancano malcontenti tra le fila greche ma soprattutto, è Agamennone, capo della spedizione, a crearne a causa della gestione dell’assedio stesso e soprattutto perché si rifiuta categoricamente di restituire Criseide, suo bottino di guerra e figlia di Crise sacerdote di Apollo, al padre. Il dio allora interviene e per punizione infligge una pestilenza al campo dei Greci, costringendo Agamennone a restituire Criseide. A causa di questo l’esercito greco fu stremato e i troiani riuscirono a guadagnare terreno.
Ma il tirannico Agamennone non vuole rinunciare al bottino di guerra e soprattutto vuole manifestare ancora di più la sua potenza e forza. È lui il capo e tutti si devono sottomettere alle sue decisioni. Così per compensarsi della perdita, sottrae ad Achille la sua schiava Briseide. Questo affronto fa arrabbiare a tal punto il Pelide che, sdegnato e furibondo, decide di non combattere più a fianco degli Achei. Le conseguenze per l’esercito greco sono disastrose: al loro fianco non c’è più il loro combattente più forte e senza di lui i greci subiscono gravi perdite.
La morte di Patroclo
Senza Achille la Grecia è persa: i Troiani guadagnano vittorie su vittorie, e l’esercito greco è smembrato e provato dalle molte battaglie perse. Finché un giorno, Patroclo, il miglior amico di Achille, decide di scendere in campo con le armi del Pelide, fingendosi Achille, senza ovviamente che lui lo sappia. Nella mischia, Ettore, eroe e capo dei Troiani, lo vede e credendo che fosse Achille, lo uccide. Ignaro di tutto, riconosce il giovane Patroclo solo dopo averlo sconfitto.
Quando la notizia giunge ad Achille, il suo dolore è immenso: la sua furia e la sua ira, leggendarie, lo scuotono a tal punto da decidere di ritornare in battaglia per vendicare l’amico perduto. La guerra impazza nuovamente, ma è ancora molto lunga ed estenuante, nonostante l’intervento di Achille e del suo esercito, composto dai Mirmidoni. Ma l’ira di Achille è incontenibile ed è l’arma più efficace dell’esercito greco. Quando tra i molti combattenti troiani, Achille trova lo scontro con Ettore, lo uccide in duello, infierendo sul suo corpo. Ettore, ormai cadavere è in mano dei greci, e viene appunto trasportato nell’accampamento nemico.
La caduta di Troia
Achille mutila il corpo di Ettore e uccide alcuni prigionieri troiani sulla pira di Patroclo, che poi viene bruciata. Seguono dodici giorni di lutto in cui i greci gareggiano ai giochi funebri. Priamo, re dei troiani, si reca personalmente nel campo dei Greci nella tenda di Achille a chiedere la restituzione di Ettore; dopo molte preghiere, Priamo, baciando le mani del Pelide, lo supplica di lasciargli ricondurre in città il cadavere straziato di suo figlio per dargli i degni onori. Achille rifiuta, ma Priamo gli ricorda il buon carattere e la virtù famosa del padre Peleo, così riesce a far commuovere Achille, che fa dunque una pace personale con Priamo, permettendogli di riscattare la salma del figlio. L’Iliade si conclude con i funerali per il grande Ettore. Il destino della città di Troia privo del suo eroe più forte sarà comunque senza speranza.
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