Cos'è la rima
Le strofe sono in genere caratterizzate dalla rima. Si chiama rima l’identità di suono tra due finali di verso a partire dall’ultimo accento: “che la diritta via era smarrita” rima con il primo verso “Nel mezzo del cammin di nostra vita” con il suono ita.
Tipi di rima
La rima può essere:
- baciata: versi contigui (AA: “di vendicar la morte di Troiano / sovra re Carlo imperator romano” dell’Ariosto)
- incatenata (ABA BCB CDC: “Per coglier migliori acque alza le vele / omai la nevicella del mio ingegno / che lascia dietro sé mar sì crudele. / E canterò di quel secondo regno…”, di Dante)
- alternata (ABBA: “Solo e pensoso i più deserti campi / vo mesurando a passi tardi e lenti / e gli occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio uman l’arena stampi” del Petrarca)
- incrociata (ABAB: “Dolce paese, onde portai conforme / l’abito fiero e lo sdegnoso canto / e il petto ove odio e amor mai non s’addorme / pur ti riveggio, e il cor mi balza intanto” del Carducci)
- al mezzo (“ella s’appresta / dimani al dì di festa il petto e il crine” del Leopardi)
Una forma particolare di rima è quella formata da intere parole nella sestina provenzale: ABCDE, FAEBDC, CFDABE, ECBFAD, DEACFB, BDFECA, e una coda con tutte le parole in tre versi. Un esempio è il componimento XXII del Canzoniere del Petrarca.
Licenza poetica
L’esigenza di rima spinse i verseggiatori a licenze poetiche e altri espedienti. Il Pascoli rima “frangano” con “valanga”, attraverso l’ipermetro e l’elisione.
Alcune rime sono molto particolari. Celebre è la rima “Nietzsche – camice” di Guido Gozzano.
La lirica contemporanea preferisce il verso libero, in cui la musicalità non segue regole precise, pur usando a volte ancora i versi e le rime.
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