Eloquentiam studiaque liberalia ab aetate prima et cupide et laboriosissime exercuit. Mutinensi bello in tanta mole rerum et legisse et scripsisse et declamasse cotidie traditur. Nam deinceps neque in senatu neque apud populum neque apud milites locutus est umquam nisi meditata et composita oratione, quamvis non deficeretur ad subita extemporali facultate. Ac ne periculum memoriae adiret aut in ediscendo tempus absumeret, instituit recitare omnia. Sermones quoque cum singulis atque etiam cum Livia sua graviores non nisi scriptos et e libello habebat, ne plus minusve loqueretur ex tempore. Pronuntiabat dulci et proprio quodam oris sono, dabatque assidue phonasco operam; sed non numquam, infirmatis faucibus, praeconis voce ad populum concionatus est.
Versione tradotta
Coltivò l'eloquenza e gli studi liberali dalla prima giovinezza, con passione e con impegno. Si racconta che durante la guerra di Modena, in mezzo a così gravi occupazioni, ogni giorno scrivesse, leggesse e declamasse. In seguito non prese mai la parola né in Senato, né davanti al popolo, né davanti ai soldati, senza aver prima meditato e scritto il suo discorso, sebbene non gli mancasse la facoltà di improvvisare nei casi imprevisti. Per non esporsi agli scherzi della memoria e non perdere tempo a mandare a mente, prese l'abitudine di leggere tutti i suoi discorsi. Scriveva anche le conversazioni particolari e quelle più importanti che teneva con sua moglie Livia e parlava scorrendo i suoi appunti, temendo che l'improvvisazione gli facesse dire troppo o troppo poco. Parlava con voce dolce, dal timbro particolare e lavorava spesso con un maestro di dizione; talvolta però, colpito da raucedine, parlò al popolo per mezzo di un portavoce.
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