Quia Messenii a Sparta defecerant, Agesilaus, Lacedaemoniorum rex, in eorum fines cum ingenti exercitu pervenit, ut eos in Lacedaemoniorum potestatem rursus redigeret. Cum castra posuisset, praemisit equites ut omnia loca explorarent atque incolarum animos perspicerent. Ii Agesilao renuntiaverunt non solum homines arma arripuisse sed etiam mulieres et senes paratos ad pugnandum esse, ut libertatem suam defenderent. Exploratores postea addiderunt arma etiam servis distributa esse: iis enim, si strenue pugnavissent, libertas promissa erat. Tum Agesilaus, Messeniorum consiliis cognitis, ne suorum militum vitam frustra in discrimen adduceret, castra moveri iussit et a Messenia discessit. Sciebat enim Messenios, cum de vita desperarent ac pro libertate pugnarent, fortius idcirco dimicaturos esse.
Versione tradotta
Poiché i Messeni si erano ribellati a Sparta, Agesilao, re dei Lacedemoni, giunse nei loro confini con un grande esercito, per ridurli nuovamente in potere degli Spartani. Dopo aver posto l'accampamento, mandò avanti i cavalieri perché esplorassero tutti i posti e osservassero i comportamenti degli abitanti. Essi riferirono ad Agesilao che non soltanto gli uomini avevano preso le armi, ma anche le donne e gli anziani erano pronti a combattere per difendere la propria libertà. Gli esploratori, poi, aggiunsero che le armi erano state distribuite anche agli schiavi: a essi, infatti, se avessero combattuto valorosamente, era stata promessa la libertà. Allora Agesilao, sapute le intenzioni dei Messeni, per non mettere in pericolo la vita dei suoi soldati inutilmente, ordinò che fosse rimosso l'accampamento e se ne andò dalla Messenia. Sapeva, infatti, che i Messeni, dal momento che avevano perso la speranza di vivere e combattevano per la libertà, si sarebbero battuti con più forza.
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