Il principio guida e’ quello dell’importanza per l’uomo e per la societa’ di una larga varieta’ di caratteri e di una completa liberta’ della natura umana. Cio’ spiega il principio forte milliano di limitazione dell’intervento statale: la societa’ puo’ interferire solo per proteggersi. L’individualismo di Mill si rifa’ al principio di von Humboldt: (1767-1835) dell’assoluta ed essenziale importanza dello sviluppo umano nella sua piu’ ricca diversita’ che costituisce il motto di On Liberty. Esso impone di proteggersi dalla tirannia dell’opinione e del sentimento predominanti che come l’ispettore onniveggente e invisibile del Panopticon bentamiano toglie anche il desiderio di pensare. E con Tocqueville, Mill sottolinea come trovandoci tutti piu’ o meno al medesimo piano (per esempio con la tv)diremo noi oggi), cio’ che conta e’ il numero e la fede dell’opinione pubblica diviene una specie di religione e la maggioranza e’ il suo profeta. Ecco profilarsi il conflitto come garanzia di base di una societa’ aperta. Quindi esiste una stretta connessione tra liberta’ di opinione e liberta’ di espressione. Introduzione Argomento del saggio ò la liberta’ civile o sociale: la natura e i limiti del potere che la societa’ puo’ legittimamente esercitare sull’individuo. Attenzione al concetto di volonta’ del popolo che significa la volonta’ della parte del popolo piu’ numerosa: la maggioranza che inaugura quella tirannia della maggioranza, talvolta piu’ potente di molti tipi di oppressione politica. Si ricorda che dovunque vi sia una classe dominante, la morale del paese emana dai suoi interessi di classe e dai suoi sentimenti di superiorita’ di classe. Il principio e’ che l’umanita’ e’ giustificata, individualmente o collettivamente, a interferire sulla liberta’ d’azione di chiunque soltanto al fine di proteggersi, per evitare danno agli altri. Il bene dell’individuo, sia esso fisico o morale, non e’ una giustificazione sufficiente. Non lo si puo’ costringere a fare o non fare qualcosa perchè e’ meglio per lui, perchè lo rendera’ piu’ felice, perchè nell’opinione altrui, e’ opportuno o perfino giusto. Si deve rendere conto solo per cio’ che riguarda gli altri: su se stesso sulla sua mente e sul suo corpo, l’individuo e’ sovrano. Mill esclude i minori, le societa’ arretrate. Il criterio che informa Mill e’ l’utilita’, ma nel suo senso piu’ ampio, fondata sugli interessi permanenti dell’uomo in quanto essere progressivo. La regione propria della liberta’ umana e’ quella parte di vita che riguarda soltanto lui ed e’ la sfera della coscienza interiore, ed esige la liberta’ di coscienza di pensiero, di opinione e di espressione e di associazione. Ciascuno e’ l’unico autentico guardiano della propria salute, sia fisica, sia mentale e spirituale. Della liberta’ di pensiero e discussione Impedire l’espressione di un’opinione significa derubare la razza umana, e procurare un dano a coloro che dall’opinione dissentono ancor piu’ di chi la condivide: se l’opinione e’ giusta essi non possono passare dall’errore alla verita’, se e’ sbagliata perdono la percezione piu’ chiara e viva della verita’. Inoltre, quando le dottrine contrastanti contengono entrambe una parte di verita’, l’opinione dissidente e’ necessaria per integrare la dottrina piu’ generalmente accettata con cio’ che le manca. Essere certi della falsita’ di una opinione senza ascoltarla significa presupporre che la propria certezza coincida con la certezza assoluta. Mill, cita Socrate, i cristiani ortodossi, Marco Aurelio. Il reale vantaggio della verita’ e’ che quando un’opinione e’ vera, pur soffocandola, riapparira’ in circostanze che le permetteranno di sfuggire alla persecuzione. Mill si scaglia contro la intolleranza dei cristiani e contro il silenzio degli eretici. Ci sono uomini che esauriscono il loro ingegno nel tentativo di conciliare gli impulsi della coscienza e della ragione con l’ortodossia. Un pensatore deve seguire il suo intelletto indipendentemente dalle conclusioni cui esso conduca. Inoltre quando una verita’ non si discute finisce per essere un freddo dogma. Le religioni all’inizio sono sentite tutte piene di significato e vitalita’; quando una religione ha il sopravvento e diviene l’opinione generale arresta il suo progresso: i suoi seguaci la ereditano e non l’adottano, assistendo passivamente al declino della forza vitale di una dottrina. Quando una fede non lotta per sopravvivere, ma e’ ereditata, ricevuta passivamente, si dimentica tutto salvo le formule e la si accetta cosi’ tiepidamente sulla fiducia, sentendosi dispensato dalla sperimentazione personale. La fede resta esterna alla mente, e la incrosta e la calcifica contro tutto cio’ che e’ nuovo e vivo. Il cristiano ha da una parte le leggi del NT e dall’altra la consuetudine del suo paese: al primo criterio offre il suo omaggio, al secondo la sua reale sottomissione. A chi afferma che la libera espressione vada consentita a condizione che si discuta educatamente, si risponde che e’ difficile definirne i limiti leciti. Inoltre le scorrettezze piu’ gravi: sofismi, nascondere fatti, esporre la questione in modo inesatto, travisare l’opinione avversa, vengono fatte spesso in buona fede. Dell’individualita’ come elemento del bene comune L’unanimita’ non e’ auspicabile e cosi’ e’ utile che vi siano differenze d’opinione e differenti esperimenti di vita. Il libero sviluppo dell’individualita’ e’ uno degli elementi fondamentali del bene comune anche se il valore intrinseco della individualita’ e’ male riconosciuto. E’ decisiva la dottrina di von Humboldt La natura umana non e’ una macchina da costruire secondo un modello e da regolare perchè compia esattamente il lavoro assegnatole, ma un albero, che ha bisogno di crescere e svilupparsi in ogni direzione, secondo le tendenze delle forze interiori che lo rendono una creatura vivente. Il genio puo’ respirare solo in un’atmosfera di liberta’: se non esiste la societa’ non trarra’ alcuno beneficio dal loro genio. Il dispotismo della consuetudine e’ ostacolo del progresso umano: un popolo si ferma quando cessa di possedere l’individualita’. Dei limiti all’autorita’ della societa’ sull’individuo Il fatto di vivere in societa’ rende indispensabile che ciascuno sia obbligato a osservare una certa linea di condotta nei confronti degli altri: egli non deve danneggiare certi interessi, denominati dalla legge o per tacito accordo i diritti, e poi deve sostenere la propria parte per difendere la societa’. Al di la’ di questo, nessun gruppo e’ autorizzato a dire a un adulto che per il suo bene non puo’ fare della sua vita quel che sceglie di farne. Ciascuno e’ la persona maggiormente interessata al proprio benessere, l’interesse che chiunque altro puo’ avervi e’ minimo in confronto al suo, inoltre l’uomo o la donna piu’ ordinari hanno mezzi di conoscere i propri sentimenti incommensurabilmente superiori a quelli di cui puo’ disporre chiunque altro. Esiste il diritto ad esortare, a disapprovare, a provare sentimenti rispetto al comportamento della persona, ma non costringerla a fare cio’ che e’ per noi il suo bene. Gli atti che danneggiano altre persone vanno trattati in modo completamente diverso. Violare i diritti altrui merita la riprovazione morale e il castigo. In presenza di un preciso danno, o di un preciso rischio di danno, per il pubblico o per un individuo il caso esula dalla sfera della liberta’ e rientra in quella della moralita’ e della legge. Per il danno che l’uomo fa a se stesso si tratta di un fastidio che la societa’ puo’ permettersi negli interessi di un bene maggiore: la liberta’ umana. Applicazioni Mill e’ a favore della liberta’ ed e’ contro il proibizionismo, contro la chiusura delle bische. L’uomo, pero’, seppure volontariamente, non puo’ vendere se stesso: vendendosi come schiavo rinuncia proprio alla liberta’. Il principio della liberta’ non puo’ ammettere che si sia liberi di non essere liberi. Per il resto, per von Humboldt il matrimonio puo’ essere disciolto quando i due contraenti sono d’accordo. Mill e’ piu’ cauto per la grande rilevanza morale di questo particolare rapporto. Poi si scaglia sul potere dispotico dei mariti sulle mogli. Mill sostiene, inoltre che deve essere riconosciuto il dovere di attuare l’istruzione dei bambini la cui educazione non puo’ essere lasciata al potere assoluto dei genitori. Lo Stato deve rende obbligatoria l’istruzione, ma non e’ detto che debba dirigerla: cio’ contraddirebbe la necessita’ di diversita’ di opinione. Obiezioni all’interferenza governativa che non costituisca violazione della liberta’. 1. L’azione puo’ essere compiuta meglio da singoli individui che dal governo. Infatti nessuno e’ tanto adatto a condurre degli affari, quanto coloro che vi hanno un interesse personale. 2. Anche se i singoli individui non sono mediamente in grado di svolgere una data attivita’ altrettanto bene che i funzionari governativi e’ auspicabile che sia svolta da loro come mezzo di educazione intellettuale. (Giurie popolari). 3 ciascuna funzione che viene ad aggiungersi a quelle che il governo gia’ svolge, amplia il suo campo di influenza sulla speranza e sul timore umani, e trasforma sempre piu’ gli individui in parassiti del governo. Nei paesi in cui tutto e’ svolto tramite la burocrazia, non e’ possibile fare assolutamente nulla cui essa sia realmente contraria. Il principio pratico e’ la massima disseminazione del potere che non vada a scapito dell’efficienza e la massima centralizzazione, e diffusione dal centro, dell’informazione
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- Filosofia - 1800